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Il numero 11 raccoglie i comunicati stampa dell'Ottobre del 2014. Nel primo articolo abbiamo chiesto l’immediata revoca della concessione d’uso della villa di Acquatraversa, bene confiscato alla camorra, all’associazione “Emmanuel 2000; l’applicazione del regolamento comunale per la concessione in uso dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata; l’avvio di una seria analisi dei bisogni per la realizzazione di un piano sociale di utilizzo dell’immobile, da svilupparsi con le realtà attive sul territorio; l’immediata emissione di un bando pubblico per la gestione dell’immobile e la realizzazione del piano di sociale stilato dal comune. Nel secondo articolo abbiamo denunciato lo stato in cui versa il nuovo stadio di Maranola, opera in realtà mai terminata. L'Obbiettivo era dotare Formia di un campo di calcio omologabile a quelli di Serie A, con un terreno di gioco dotato di manto di erba sintetica in fibra vegetale. Ad oggi, nonostante i milioni di euro spesi, lo stadio di Maranola non è stato ancora ultimato. Nel terzo articolo abbiamo portato a conoscenza dell'opinione pubblica il diniego del dirigente del Settore Pianificazione Urbanistica e Territoriale, Dott. Geol. Carlo Perotto, della provincia di Latina rispetto alla realizzazione del porto “Marina di Castellone”. Nella relazioni sono evidenziati, in particolare, l'impatto ambientale e l'impatto sulla viabilità dell'opera. Nel quarto articolo abbiamo sostenuto la proposta, del Comitato Associazione Rio Fresco, di riqualificazione del popoloso quartiere di Scacciagalline. Nel documento stilato dal Comitato si affrontavano le varie problematiche e criticità di cui purtroppo il popoloso quartiere soffre, cresciuto a dismisura sia in termini di popolazione che di necessità di servizi, a causa di una purtroppo frettolosa e disordinata (parole nostre) crescita edilizia, fatta di interventi ATER ed edifici realizzati in cooperativa. Nel quinto, ed ultimo, articolo abbiamo denunciato l'assenza di una politica abitativa pubblica capace di soddisfare i bisogni degli strati sociali meno abbienti. La questione di fondo rimane la mancanza di finanziamenti pubblici sufficienti e dunque, nella impossibilità pratica di rilanciare l’edilizia abitativa pubblica, quella che permette di dare case in affitto a chi ne ha bisogno tenendo conto delle poche disponibilità economiche dei nuclei familiari più svantaggiati e non del rendimento economico dei privati, pronti a speculare sui bisogni primari delle persone.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Villa di Acquatraversa: “la squallida fine del bene confiscato”

28 Ottobre 2014

La villa di Acquatraversa è un fabbricato di 300mq con piscina e 2400mq di giardino stretto tra la foce del Rio Acqualonga e la spiaggia. Dal 2000 confiscato alla camorra è stato trasferito al comune di Formia con decreto MEF n. 53578 del 3.8.2000.

Nel 2004, l’allora sindaco Bartolomeo con delibera di giunta n°301/2014 affida all’associazione “Emmanuel 2000” di don Vittorio Valerio l’intera villa. Secondo gli accordi tra il sindaco e il prelato, la villa sarebbe dovuta essere utilizzata per la realizzazione di un centro di accoglienza ed integrazione per le categorie svantaggiate e un centro per bambini affetti da autismo.

Dall’inizio dell’anno 2004 ad oggi sono passati 10 anni e il centro di accoglienza e integrazione per le categorie svantaggiate ancora non esiste !! Dal 2004 ad oggi non è mai stato avviato alcun progetto per la creazione di un servizio, degno di questo titolo, rivolto a persone svantaggiate !! Non solo, dal 2004 l’associazione “Emmanuel 2000” effettua la manutenzione dell’immobile a totale spese del Comune, poiché lo sciagurato accordo decennale di gestione sottoscritto dall’allora sindaco Bartolomeo, prevede all’articolo 6 che i costi di manutenzione siano “…. a carico del comodante (Comune) così come le spese di adeguamento normativo e funzionale e le spese per la manutenzione straordinaria dell’immobile”.

Da oltre dieci anni questa villa, del valore di circa 1milione e mezzo di euro e dalle enormi potenzialità, è dedicata in realtà all’esclusivo uso dall’associazione “Emmanuel 2000” senza che si siano mai realizzati gli intendimenti sottoscritti nella delibera n°301 del 2004, con le gravissime conseguenze per tutte quelle centinaia di potenziali utenti vittime di questo diritto negato.

La stessa “Emmanuel 2000”, per tramite del suo referente, sembra ormai definirsi tranquillamente proprietaria dell’immobile, anziché comodataria. Lo conferma la lettura del cartello di cantiere affisso in questi giorni sul cancello della villa. I “lavori riguardanti manutenzione straordinaria di balconi, terrazze e opere di sistemazione esterna” pare siano stati commissionati dal proprietario don vittorio valerio. !?!?!?! E non dal Comune di Formia, reale proprietario dell’immobile !!!

Le opere, come se non bastasse, sono finanziate dalla Regione Lazio, come risulta dalla determinazione n.A06683 del 14 Agosto 2013 del direttore del “dipartimento istituzionale e territorio”, che liquida la prima rata di 29mila euro su 113.578 euro totali per i “Lavori di ristrutturazione con rifacimento balconi terrazzi ed infissi presso la casa ri-batezzata Papa Giovanni Paolo II”.

Da dieci anni, questa associazione gestisce una mega villa in riva al mare, di proprietà comunale, senza che si sappia quali attività si svolgano all’interno di quell’ampio spazio, anche se il progetto presentato 10 anni fa per accaparrarsene la gestione prevedeva la realizzazione di :

  • centro per soggetti disabili a carattere residenziale e con attività diurna;
  • centro di accoglienza per bambini e minori disabili con attività diurna;
  • percorsi di formazione e approccio artistico per soggetti disabili;
  • punto di incontro per persone affette da autismo;
  • progetto “Una mano amica” per soggetti sordomuti';
  • progetto “giovani per un mondo unito”;
  • colonia estiva diurna per soggetti diversamente abili;
  • iniziative di sostegno ad attività estive diurne a favore di ragazzi e ragazze in gemellaggio (già sottoscritti o da intraprendere) con paesi europei ed extraeuropei (compatibilmente con le attività di accoglienza permanente avviata nella struttura);
  • Collaborazione per soggiorni estivi con bambini e giovani portatori di ritardi evolutivi, intellettivi, handicaps motori e malattie gravi;
  • Progetto di formazione umana dei figli di immigrati che vivono del territorio comunale, finalizzata alla loro socializzazione ed integrazione.

Tutte attività che si sarebbero dovute attivare nel corso di questi 10 anni e che sarebbero dovute essere inserite quantomeno nell’ambito del piano di zona del CISSI, ma delle quali non si sa assolutamente nulla; infatti a tutt’oggi non è dato sapere quale sia il numero degli assistiti, né l’offerta o la tipologia professionale assunta o gli orari di erogazione dei servizi dedicati a disabili e portatori di disagio psichico e sociale che avrebbero dovuto frequentare l’immobile in questi dieci anni;

Insomma, un pessimo esempio di (mala)gestione sia da parte dell’amministrazione comunale che dell’associazione in questione, dove emergono amaramente le contraddizioni tra l’enorme richiesta di servizi per persone svantaggiate di cui il territorio necessita e l’inutile spreco di risorse e strutture che questa gestione rappresenta. Contraddizioni che si fanno ancora più amare se si considera l’assoluta inerzia dell’attuale assessore ai servizi sociali, Eliana Talamas, pienamente consapevole della vicenda e di tutti i membri della commissione consiliare speciale sui beni sequestrati alla mafia rappresentati dal consigliere Giuseppe Bortone, altrettanto consapevoli della situazione e assolutamente inerti di fronte a questa squallida vicenda che vede come vittime le fasce più fragili e più bisognose della nostra comunità.

Inoltre considerando le finalità sociali che il bene dovrebbe avere come segno tangibile della lotta alle mafie, e considerando i finanziamenti pubblici erogati all’associazione “Emmanuel 2000” per le ristrutturazioni e quindi sottratti ad altri servizi, sarebbe stata quanto meno opportuna la pubblicazione degli atti che l’associazione è obbligata a sottoscrivere e trasmettere al comune. Oltre che una relazione del delegato alla legalità e dell’assessore ai servizi sociali, in cui si dia conto dei risultati che in questi 10 anni di gestione l’immobile confiscato alle mafie avrebbe dovuto rendere come servizio alla comunità.

Ma, di fronte al diabolico perseverare di questa gestione del nulla, a difesa di tutte quelle persone che necessitano di quei servizi, tanto evocati per convenienza e speculazione politica e sistematicamente negati, chiediamo a gran voce:

  • l’immediata revoca della concessione d’uso dell’immobile all’associazione “Emmanuel 2000;
  • l’applicazione del regolamento comunale per la concessione in uso dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata;
  • l’avvio di una seria analisi dei bisogni per la realizzazione di un piano sociale di utilizzo dell’immobile, da svilupparsi con le realtà attive sul territorio;
  • l’immediata emissione di un bando pubblico per la gestione dell’immobile e la realizzazione del piano di sociale stilato dal comune.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Stadio di Maranola, quando lo sport è l’ennesima occasione di spreco

18 Ottobre

Che i lavori pubblici siano stati da sempre un’occasione di spreco, lo raccontano le cronache dei giornali, ma che si continui con questo andazzo è insopportabile soprattutto quando si chiede ai cittadini di tirare la cinghia, fino all’umiliazione di dover rinunciare alla cure mediche perché impossibilitati dal poterle pagare.

In questo clima di desolante disumanità fa bella mostra di sé lo stadio di Maranola. Una vera e propria ciliegina sulla torta dello spreco dei lavori pubblici che da sempre caratterizzano la nostra città. Tra le opere pubbliche costate uno sproposito, alcune dei quali mai terminate o malfatte.

Citiamo a memoria :«il parcheggio sotterraneo di Largo Paone, il multipiano di piazza Aldo Moro con piazza annessa, la piazza della stazione ferroviaria, il parcheggio di Maranola, la stazione marittima, l’abbozzo di rotonda di via Ferrucci, Piazza Sant’Andrea di Trivio, Teatro Remigio Paone».

Soldi che sarebbero potuti servire a realizzare una rete di protezione sociale tale da permettere a molti cittadini di sopravvivere senza difficoltà alcuna.

Ritornando allo situazione in cui versa lo stadio di Maranola, non possiamo che confermare quanto da noi sottolineato in un comunicato pubblicato nel marzo del 2013, quando cioè la giunta Forte stava per lasciare posto alla giunta Bartolomeo.

E’ utile ripercorrere le tappe più importanti di questa vera e propria moderna “Odissea”.

Nel Febbraio 2012 l’allora assessore allo sport ebbe a dire che “i lavori di realizzazione del nuovo stadio a Maranola procedevano a ritmo serrato rispettando i tempi del cronoprogramma e che per l’inizio della stagione agonistica 2013 l’impianto sarebbe stato funzionale a tutti gli effetti. Obbiettivo era dotare Formia di un campo di calcio omologabile a quelli di Serie A, con un terreno di gioco dotato di manto di erba sintetica in fibra vegetale. L’intervento avrebbe interessato anche l’area spogliatoi, l’ampliamento della tribuna centrale dove sarebbe stato realizzato un punto stampa e la costruzione delle curve, il tutto per una capienza di circa 5 mila persone. Il progetto prevedeva un efficiente impianto di illuminazione con una torretta-faro, mentre all’esterno dello stadio avrebbe fatto bella mostra di sé un ampia area parcheggi.

L’impianto centrale si sarebbe dovuto avvalere anche di 2 campetti di calcetto polifunzionali. Un’attenzione particolare per la messa in sicurezza, all’esterno delle tribune, per evitare frane o pericoli”.

Peccato che la realtà sia ben altra rispetto a quella raccontata dai comunicati stampa usciti dal palazzo comunale, più adatta ad un libro degli orrori che ad un romanzo rosa, tant’è che siamo quasi alla fine del 2014 e lo stadio risulta ancora inagibile.

Eppure anche l’attuale sindaco Bartolomeo aveva provato ad abbindolarci con false promesse.

Infatti il 31 Gennaio 2014 veniva pubblicato sul sito del comune di Formia, e dato in pasto alla stampa, un comunicato stampa nel quale si annunciava che di lì a breve Formia avrebbe avuto finalmente il nuovo stato. Ad annunciarlo era il il segretario generale del Coni Roberto Fabbricini nel corso di un incontro avuto con il primo cittadino di Formia. Ovviamente non bastavano le rassicurazioni targate CONI a tranqullizzarci.

Nell’occasione anche il primo cittadino Sandro Bartolomeo volle dire la sua, tenendo a precisare di essere davvero soddisfatto che la delibera del 2007 che aveva sancito l’accordo tra Coni e Comune avesse trovato piena applicazione. In tempi limitati, il Coni aveva costruito uno stadio moderno con erba sintetica, costato due milioni di euro e potenzia la scuola di atletica. Un’operazione che avrebbe dato a Formia benefici grandi e duraturi.

Peccato che qualche giorno fa siamo andati a far visita al neonato e abbiamo trovato una situazione a dir poco disastrosa.

Non c’è nulla, tranne il manto erboso sintetico, che sia terminato. Gli spogliatoi sono in condizioni pessime. Alcuni locali sono ancora senza intonaco, frequenti le infiltrazioni d’acqua, i servizi igienici sono già in condizioni pessime, dai muri spuntano spuntoni in ferro, che costituiscono un grave pericoloso per chi si trova all’interno dello stadio, quadri elettrici sono in bella mostra, accessibili a chiunque. Le tribune sono prive di qualsiasi suppellettile. I pavimenti sono assenti, così come sono assenti i parcheggi, a meno che non si voglia che i tifosi vadano allo stadio a piedi.

La sicurezza è assente, tanto che qualunque malintenzionato potrebbe scavalcare le tribune e trovarsi direttamente all’interno del campo.

A occhio e croce ci vorranno almeno altri due/tre milioni di euro per rendere la struttura finalmente pronta per poter disputare le partite del Formia calcio.

Già nel 2015 è prevista una spesa di un milione di euro per la copertura della tribuna est e 800mila euro per il parcheggio (PROGRAMMA TRIENNALE PER LE OO.PP. ANNI 2015/2017).

A conferma di quanto da noi denunciato, circa la mancata ultimazione dello nuovo stadio, c’è il dato che la squadra del Formia gioca ancora nel vecchio impianto, mentre nel nuovo si allenano le formazioni minori.

I colpevoli? Assenti, perché probabilmente a pochi interessa capire il perché sono stati buttati oltre 5 milioni di euro per un’opera ancora inagibile.

E la politica cosa fa? Prende in giro i cittadini di Formia con promesse che sa bene non potrà mantenere nell’immediato.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Porto “Marina di Cicerone”, vogliamo la verità

14 Ottobre 2014

Noto all’opinione pubblica il nostro no a che venga realizzato il porto “Marina di Cicerone”, per tutte le conseguenze negative che ciò comporterebbe sulla nostra città, meno noto che anche la provincia di Latina lo abbia bocciato.

Era il gennaio 2007 quando l’allora presidente della provincia di Latina, Armando Cusani, indirizzò all’attenzione dei consiglieri comunali di Formia la relazione del dirigente del Settore Pianificazione Urbanistica e Territoriale, Dott. Geol. Carlo Perotto, che nel bocciare il porto “Marina di Cicerone” sottolineava di ritenere che la provincia di Latina non fosse in condizione di poter esprimere parere favorevole alla realizzazione delle opere in esame. La relazione spiegava in maniera compiuta il perché.

Visto che dal quel poco che ne sappiano le condizioni di di allora valgono tutt’oggi, è utile dare una spulciata alla relazione del Dott. Carlo Perotto, che evidenzia il parere della “Commissione per i problemi ambientali, turistici e le attività di pesca e acquacoltura”, nominata dalla Provincia di Latina al fine di comprendere i problemi ambientali della fascia costiera, e insediatasi in data 28/10/2003.

In particolare si evidenzia come i danni maggiori alla qualità delle acque del Golfo di Gaeta sono prodotti da: “agricoltura e zootecnia; popolazione residente e turismo; industria e attività portuali; impianti fognari, depurazione e smaltimento; acquacoltura; nel periodo estivo, le stime effettuate indicano che il carico di popolazione nei comuni di Formia e Gaeta diviene pressoché doppio a causa dell’incremento di presenze occasionali legate al turismo. Inoltre a Formia la Commissione ha rilevato una tendenza all’aumento delle presenze ed in particolare di quelle fluttuanti; la rete fognaria e gli impianti di depurazione dei centri abitati presenti nel Golfo non sono in grado di smaltire correttamente gli effluenti urbani e questa è una delle principali cause di inquinamento trofico. Pur avendo cercato di migliorare la situazione (ad esempio attraverso i nuovi depuratori di Minturno e Gaeta e il potenziamento di quello di Formia) in realtà, rileva ancora la Commissione, il carico di nutrienti immesso in mare dopo depurazione è praticamente identico a quello in ingresso in quanto non viene effettuato il cosiddetto trattamento terziario per il loro abbattimento.

Per quanto riguarda la circolazione delle acque nel golfo, si citano i risultati di uno studio dell’ICRAM che evidenziano un blocco della normale circolazione da Sud verso Nord, particolarmente nella stagione estiva; in conclusione, la Commissione sottolinea che le condizioni osservate per il Golfo di Gaeta devono essere considerate critiche per la concomitante presenza di più fonti di alterazione che in un contesto semichiuso e a scarso ricambio creano uno stato di notevole stress ambientale, che determina il rischio della diffusione di microalghe tossiche peraltro già segnalate nell’area. Pertanto si suggerisce estrema cautela nella gestione di tutte quelle attività che possano ulteriormente aggravare il rischio ambientale derivante da ulteriori immissioni di Azoto e Fosforo. Si raccomanda infine di sviluppare un piano di gestione integrata delle coste che permetta sia un recupero delle diverse fonti di alterazione, che futuri sviluppi eco-compatibili delle attività antropiche insistenti sul Golfo, attraverso un coordinamento delle municipalità e delle competenze esistenti sul territorio”.

La drammaticità della situazione ambientale in cui versa spinse poi la regione Lazio a dichiarare il golfo di Gaeta area sensibile. Ciò avrebbe dovuto significare interventi di risanamento, cosa poi di fatto mai avvenuta, se non con interventi tampone.

Nella relazione trova poi spazio la viabilità. In particolare viene ricordato come “la SS n.213 ‘Flacca’ sia l’unica arteria parte dell’asse viario di collegamento tra Napoli e Roma che attraversa la Provincia di Latina ed è alternativo all’Autostrada A1 e che per la natura dei collegamenti serviti, la SS n. 213 ‘Flacca’ è utilizzata da traffico di lunga percorrenza in direzione Sud – Nord e viceversa con una elevata percentuale di mezzi pesanti. Il traffico rilevato ammonta ad oltre 34000 veicoli/giorno nelle due direzioni con una percentuale di mezzi pesanti che varia, nel periodo invernale, dal 6 al 40% a seconda delle ore della giornata. Ciò comporta un forte congestionamento del traffico ne risultano influenzate fortemente le condizioni di sicurezza della circolazione sulla ‘Flacca’”.

A peggiorare la situazione l’assenza di uno studio del traffico che analizzi le ricadute sulla viabilità retrostante e contenga un dimensionamento della viabilità di collegamento.

Inoltre la mancanza di piani finalizzati ad uno sviluppo organico del territorio che tengano conto degli aspetti connessi alla mobilità, al corretto uso del suolo e allo sfruttamento sostenibile delle diverse potenzialità del territorio la realizzazione di un tale intervento nel Golfo di Gaeta confligge con le raccomandazioni conclusive della ‘Commissione per i problemi ambientali, turistici e le attività di pesca e acquacoltura’.

Tralasciamo, per problemi di spazio, tutte le osservazioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – SIT Lazio-Abruzzo-Sardegna, riportate nella relazione, evidenziandone solo quelle più significative. Ad esempio che il nuovo insediamento portuale viene a gravare totalmente sul complesso del porto commerciale senza indicazioni di un sistema diversificato di drenaggio del traffico veicolare leggero e pesante; non è sufficientemente approfondita la situazione di conflitto che si verrebbe a determinare negli imbocchi a mare tra il traffico commerciale e turistico dell’attuale bacino portuale ed i flussi generati dalla nuova darsena in avanzamento né sono esaminate in maniera approfondita le inevitabili interferenze tra il nuovo porto turistico e le attività attualmente esistenti nel porto; devono essere approfonditi gli aspetti connessi alla valutazione sulla congruità economica finanziaria delle alternative proposte in relazione al richiesto periodo temporale della concessione per l’ammortamento economico dei costi da sostenere.

Al solito i comunisti aveva visto giusto. Peccato che siamo rimasti da soli a combattere l’ecomostro che il sindaco Bartolomeo ama alla follia, ovviamente nonostante che questo significherà, temiamo, un danno inestimabile per la nostra città.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Variante al PRG, quando la partecipazione rimane nel cassetto e le periferie sempre più abbandonate

6 Ottobre 2014

Nel Febbraio 2014 l’attuale sindaco in un suo intervento pubblico, nel quale descriveva le virtù salvifiche della nuova variante al PRG dettata all’architetto Purini, ebbe a dire che era sua intenzione fare una serie di incontri, con i quali coinvolgere le sigle associazioni, sindacali, ecc, fino al semplice cittadino, affinché ognuno dei soggetti coinvolti potesse dire cosa pensava dello sviluppo della città di Formia.

Negli stessi giorni il Comitato Associazione Rio Fresco, insieme con la parrocchia san Giuseppe Lavoratore, pubblicava un documento nel quale si affrontavano le varie problematiche e criticità di cui purtroppo il popoloso quartiere soffre, cresciuto a dismisura sia in termini di popolazione che di necessità di servizi, a causa di una purtroppo frettolosa e disordinata (parole nostre) crescita edilizia, fatta di interventi ATER ed edifici realizzati in cooperativa.

l comitato in 18 pagine di foto, analisi e proposte, segnalava tra le criticità: il cattivo funzionamento dell’incrocio di ingresso al quartiere, poco sicuro e reso ancora più pericoloso dalla presenza di un’isola ecologica. Da qui la proposta di verificare la possibilità di realizzare una rotonda, insieme a dissuasori di velocità. Ancora in materia di viabilità si è fatto presente lo stato degradato o addirittura inesistente della segnaletica orizzontale (vedi lotti 7 e 8); la presenza di pozzetti in calcestruzzo danneggiati dal traffico; l’assenza di una toponomastica chiara capace di individuare correttamente le strade principali del quartiere (vedi Via Umberto Terracini); lo stato stesso delle delle strade piene di buche ed avvallamenti; l’assenza di un vigile urbano capace di impedire la sosta selvaggia ed altri comportamenti incivili.

Documento chiaro, pertinente e partecipato, prodotto da chi vive nel quartiere. Volto a collaborare con l’Amministrazione comunale tant’è che contiene anche una lunga serie di soluzioni ai diversi problemi: 1) realizzazione di un snodo viario che regoli l’accesso al quartiere; 2) un piano di manutenzione stradale che migliori la viabilità di quartiere, realizzando, magari anche, una rete di raccolta delle acque pluviali con pozzetti, griglie, caditoie; 3) manutenzione ordinaria edifici da parte dell’ATER, in particolare di quelli dei Lotti 7 e 8; 4) recupero di aree verdi già comunali, in stato di abbandono, da sistemare a verde ed arredare affinché i residenti, di più anziani e bambini, possano ottenere svago o intrattenimento sociale. Una proposta seria e degna di essere ascoltata. Non sappiamo se il sindaco abbia mai avuto tempo e voglia per interloquire con i cittadini di Rio Fresco. Forse si. Riteniamo che lo stesso o il suo fidato scudiero Ciaramella, rientrato da SEL nei ranghi del PD-L, non sarà sfuggita l’occasione di dare mostra all’abusata bandiera della partecipazione. Magari con discorso finale e rassicurante. Ormai non manca atto di Giunta che non si elenchi nomi e numeri di associazioni chiamate ad ascoltare.

Ma purtroppo per i cittadini di Rio Fresco, le loro richieste nel PRG PURINI-BARTOLOMEO difficilmente troveranno traccia. Dalle poche informazioni reperite sulla variante, sappiamo solo di interventi puntuali e disarticolati: PARCO ARCHEOLOGICO TOMBA DI CICERONE, RIQUALIFICAZIONE WATERFRONT, LE CITTÀ (dei bambini e dei ragazzi al Parco de Curtis, dello sport e dell’istruzione a Penitro) nella CITTA’ (!?), PARCHI URBANI (delle cave, “Acropoli monte Campese”, De Curtis, parco fluviale di Gianola), POLICLINICO DEL GOLFO e CENTRO CONGRESSI a S. Croce. Chi vuole sapere di più… o corre a vedere una tavola proiettata da lontano … o s’attacca, nonostante il sindaco abbia dichiarato oltre tre mesi fa che i disegni sarebbero stati presto online (li avete visti voi?).

Di rotatoria d’accesso, viabilità, aree verdi attrezzate, interventi assolutamente degni di un piano di riqualificazione urbana a Rio Fresco, nessuno tra i principi della partecipazione ne parla. Avranno voglia i cittadini a scrivere documenti chiari ed argomentati! quando c’è da trattare sui volumi residenziali della D’Agostino, su chi gestirà gli altri incubatori, e squali di vario genere, non c’è spazio per l’iniziativa civica. Quei documenti serviranno un mese prima delle elezioni, quando verranno in passerella a dirvi quanto sono belli loro e quanto siete bravi a scrivere voi.

Dalle storie di pifferai e ballerine, noi abbiamo imparato una sola lezione: la lotta! Cosi faremo per tutto l’iter di approvazione del PRG, portando avanti tutte le proposte di riqualificazione delle periferie abbandonate da un PRG che appare troppo scenografico e poco funzionale ai reali bisogni della città.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

La burocrazia nemica dei bisogni abitativi dei cittadini

1 Ottobre 2014

Apprendiamo dalla lettura dell’albo pretorio del comune di Formia che è stato pubblicato il bando di gara per la concessione dei contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione per l’anno 2014. I soldi provengono da un finanziamento stanziato dalla regione Lazio.

Nel bando sono indicati sia le categorie sociali che possono accedere al contributo e sia i criteri che i futuri beneficiari devono soddisfare. In particolare sottolineiamo l’obbligo di essere in regola con il pagamento degli affitti per l’anno 2013. Un ostacolo non da poco visto che in genere chi chiede il contributo è proprio perché non ha i soldi per pagare l’affitto.

Nello stesso bando è specificato inoltre che “qualora il contributo assegnato dalla Regione Lazio sia inferiore al totale del contributo spettante indicato nella graduatoria definitiva, il comune si avvale della facoltà di erogare, ai soggetti beneficiari, percentuali inferiori al 100% del contributo spettante”. In poche parole l’erogazione del contributo dipende non dalle necessità delle famiglie richiedenti ma dall’ammontare dei fondi stanziati dall’ente regionale, già di per sé miseri.

Nei giorni scorsi più di un cittadino si è lamentato del fatto che se è vero che è stato pubblicato il bando di gara per l’anno 2014, è altrettanto vero che non sono state liquidate ancora le spettanze per gli anni precedenti.

Incuriositi da questo particolare abbiamo voluto approfondire la questione.

Leggendo la determinazione n. 14 del 5 Febbraio 2013 a firma del dott. Guratti, allora responsabile del settore “Urbanistica ed Edilizia”, abbiamo potuto verificare che l’ultimo stanziamento approvato dalla regione Lazio, in favore del comune di Formia, per “il pagamento dei contribuiti integrativi ai conduttori meno ambienti per il pagamento dei canoni di locazione”, è stato effettuato nel marzo del 2011 e riguarda l’annualità 2010.

Nello specifico sono stati stanziati 388.636,27 euro, a fronte di 400 domande ammesse.

Nella stessa determina leggiamo che successivamente sarebbero state liquidate le spettanze a favore dei richiedenti presenti in graduatoria.

Non sappiamo se ciò è stato fatto o meno, ma sappiamo per certo che da allora nessun’altro stanziamento è stato previsto dalla regione Lazio in favore dei cittadini della nostra città, nonostante i bandi pubblicati negli anni successivi.

Eppure la situazione di disagio in cui versano molti cittadini è di pubblico dominio. Non vorremmo che i fondi pubblici a cui hanno diritto i cittadini siano bloccati dalle solite pastoie burocratiche.

D’altronde lo abbiamo scritto più volte che la stessa Formia è inclusa nell’elenco dei comuni ad alta tensione abitativa.

Non sarebbe ora di dare risposte “pubbliche” ai bisogni abitativi della città?

Perché lasciare i cittadini alla mercé di chi impone loro affitti elevatissimi, a fronte di stipendi sempre più esegui?

La questione di fondo rimane la mancanza di finanziamenti pubblici sufficienti e dunque, nella impossibilità pratica di rilanciare l’edilizia abitativa pubblica, quella che permette di dare case in affitto a chi ne ha bisogno tenendo conto delle poche disponibilità economiche dei nuclei familiari più svantaggiati e non del rendimento economico dei privati, pronti a speculare sui bisogni primari delle persone.

A nostro avviso l’unica soluzione è invece proprio quella di rilanciare l’edilizia pubblica recuperando l’esistente ed aumentando il patrimonio disponibile.

Il resto sono palliativi che servono a poco se non a illudere le persone, tenendole sotto il giogo di una politica delle eterne promesse a fronte di una impellente necessità che è quello della casa.

Gennaro Varriale

segretario del Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

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