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Il numero 10 raccoglie i comunicati stampa del Settembre del 2014. Nel primo articolo abbiamo criticato l'ospitalità concessa dall'amministrazione comunale all'ennesimo circo, nonostante sia noto che il circo itinerante sul modello Orfei sia caratterizzato dal maltrattamento degli animali, dallo sfruttamento del lavoro minorile, dalla mancata sicurezza sul lavoro e dalla promozione del lavoro nero. Il secondo articolo abbiamo espresso tutta la nostra solidarietà e la propria vicinanza alle ex-lavoratrici del cravattificio Pompei che ancora una volta hanno dovuto alzare la voce perché venga loro riconosciuto il diritto a a superare il perenne stato di precarietà lavorativa nel quale vivono a causa della chiusura dello stabilimento presso cui lavorano. Nel terzo articolo abbiamo denunciato lo stato dell'edilizia scolastica della nostra città. La nostra paura è che non siano sufficientemente sicuri. In particolare dopo la pubblicazione del dodi­ce­simo Rap­porto sulla sicu­rezza, qua­lità e acces­si­bi­lità a scuola, nel quale Cit­ta­di­nan­zat­tiva denuncia che il 70% degli edifici scolastici italiani controllati presenta lesioni strutturali. Nel quarto articolo abbiamo denunciato il rischio che possa chiudere il reparto di emodinamica dell'ospedale “Dono Svizzuro”, che già lavora a scartamento ridotto. L'ennesima tegola che cade sulla sanità pubblica pontina, già fortemente a rischio a causa dei tagli imposti dalla giunta Zingaretti. Nel quinto articolo abbiamo chiesto chiarimenti circa una vecchia promessa dell'ex-sindaco di Formia Michele Forte, secondo cui la nuova mensa di via Olivastro Spaventola, data in gestione alla Sodexo, avrebbe dovuto avrebbe distribuito anche un consistente numero di pasti gratis, circa 10mila, per le persone in stato di indigenza, o con grave disagio socio-economico. Nel sesto articolo abbiamo denunciato il demansionamento della sede INAIL di Formia. Dal 1 Settembre, infatti, grazie alla “spending rewiev” renziana, che prevede tagli ai servizi pubblici con la scusa del risparmio, la sede dell’INAIL («Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro») di Formia è stata trasferita nei pressi dell’agenzia delle entrate di via Olivastro Spaventola. Inoltre se è vero che la domanda, per chiedere il riconoscimento dei benefici causati da un’invalidità lavorativa, si continuano a fare a Formia, è altrettanto vero che le visite mediche a cui si devono sottoporre le persone sono fatte fuori sede. Ci si deve infatti spostare necessariamente a Cassino o a Latina, dove al momento le visite sono ancora possibili.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Il circo con gli animali è il trionfo della crudeltà

29 Settembre 2014

Qualche giorno fa abbiamo appreso dell’intervento critico di Paola Villa, esponente del movimento politico “Un’altra città”, in riferimento al Circo che, in questi giorni , occuperà una vasta area del nostro territorio per proporre spettacoli di sfruttamento umano ed animale.

E’ noto infatti che il circo itinerante sul modello Orfei sia caratterizzato dal maltrattamento degli animali, dallo sfruttamento del lavoro minorile, dalla mancata sicurezza sul lavoro e dalla promozione del lavoro nero.

I lavoratori del circo sono costretti, secondo le denunce dell’AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) a turni massacranti, senza un’adeguata paga, a contatto con gli animali senza protezione, mangiano e vivono in condizioni disumane, in spazi come le roulotte insufficienti a garantire i minimi canoni igienici.

Da dossier e da filmati realizzati da associazioni come “Nemesi Animale” e “Animal Defenders International”, risulta inoltre che le tecniche di addestramento degli elefanti prevedono l’uso di uncini o bastoni corredati di viti metalliche per obbligarli agli ordini, mentre i leoni vengono presi a pugni o pungolati con bastoni appuntiti e pali, picchiati con violenza con sbarre di metallo per eseguire entrata e uscita dal ring.

Infine lo spazio che un circo arriva ad occupare va dai 3000 ai 5000 metri quadrati e all’interno di esso devono convivere persone e dai 120 ai 150 animali, lasciando immaginare in che condizioni.

Accogliamo dunque e condividiamo la perplessità della Villa, ma allo stesso tempo poniamo l’attenzione sull’inesattezza dell’informazione circa l’impossibilità di evitare che simili e vergognose manifestazioni si ripropongano sul nostro territorio.

D’altronde la nostra città è una meta consueta di molti circhi, probabilmente perché è una piazza che attira un pubblico numeroso, composto soprattutto da giovanissimi che ignorano ciò che avviene veramente.

In una precedente occasione ad un utente, che su facebook si lamentava dell’autorizzazione rilasciata allo stazionamento sul nostro territorio di un circo, il sindaco Bartolomeo aveva ribattuto che era troppo tardi per ritirarla, ma che sarebbe stata l’ultima volta.

Ovviamente così non è stato.

Molti sindaci d’Italia stanno prendendo seri provvedimenti a partire da manifesti di condanna fino all’elaborazione di ordinanze complesse che vietano l’uso di specie selvatiche ed esotiche e pongono regole stringenti di tutela e benessere di persone e animali, tali da rendere impossibile l’attendamento di un circo.

Bisogna inoltre sapere che lo Stato sovvenziona i circhi annualmente con circa 6 milioni di euro perché riconosciuti nella loro “funzione sociale”.

Esistono sane alternative per l’arte circense, sull’esempio del “Cirque du Soleil”, basate su spettacoli che evitino maltrattamenti di ogni tipo.

Invitiamo pertanto l’amministrazione a prendere provvedimenti in tal senso e ad intensificare i controlli al fine di impedire che forme di sfruttamento e schiavitù siano legittimate nella nostra città.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Solidarietà alle ex-lavoratrici del cravattificio Pompei

27 Settembre 2014

Il Partito della Rifondazione Comunista di Formia esprime tutta la propria solidarietà e la propria vicinanza alle ex-lavoratrici del cravattificio Pompei che ancora una volta devono alzare la voce perché venga loro riconosciuto il diritto a a superare il perenne stato di precarietà lavorativa nel quale vivono a causa della chiusura dello stabilimento presso cui lavorano.

La politica in questi anni non ha voluto trovare una soluzione definitiva ai loro problemi occupazionali, ma ha sempre risposto alle richieste di lavoro, con interventi tampone, giocando sulla loro pelle una partita spesso poco limpida.

Fortunati una decina di loro, che sono stati assunti nel dicembre 2013 presso il comune di Formia con contratto part-time per 18 ore settimanali

Per gli altri dipendenti invece si apriranno le porte dell’inferno qualora non verrà prorogato loro l’opportunità dei cantieri scuola, grazie a cui sono riusciti a portare a casa un stipendio di circa 800 euro.

D’altronde pare proprio che i lavoratori siano diventati il nemico numero uno della politica, tanto che tutti i provvedimenti legislativi approvati dal parlamento, negli ultimi anni, non hanno fatto altro che peggiorarne le condizioni sui luoghi di lavoro.

Una vera e propria campagna d’odio è stata portata avanti per far credere all’opinione pubblica che la colpa della crisi economica che stiamo vivendo è dei lavoratori, che non vogliono chinare il capo, così da essere alla mercé dei padroni

E’ evidente che la situazione di ricatto nella quale si trovano le ex-lavoratrici del cravattificio Pompei suona come l’ennesimo campanello d’allarme rispetto a un territorio che vive una crisi economia sempre più drammatica e nella quale le condizioni dei lavoratori sono tornate ad essere quelle degli inizi del ‘900, quando cioè il lavoro era sinonimo del più bieco sfruttamento.

Eppure quella che dovrebbe rappresentare una priorità dell’agenda della politica locale, è diventata sempre più spesso un elemento di superficialità e di indifferenza, come se il problema non esistesse e come se la politica si debba occupare solo del superfluo.

D’altronde gli stessi sindacati confederali si sono trasformati in uffici di consulenza, abbandonando il compito per cui sono nati e cioè la difesa dei lavoratori sui luoghi di lavoro, sempre più compromessa.

E questa assenza pesa come un macigno sulle prospettive occupazionali del nostro comprensorio, proprio perché manca una strategia sindacale adeguata a contrastare tutti i fenomeni di deregolamentazione di cui sono vittime i lavoratori.

La solitudine dei lavoratori è un dato di fatto e in questa condizione sono costretti ad affrontare precarietà, sfruttamento, mobbing, iper-lavoro, stress, raggiri, mancanza di tutela legale e sindacale.

Alle ex-lavoratrici del cravattificio Pompei, senza peccare di presunzione, vogliamo dare il prezioso consiglio di non abbandonarsi nelle braccia del politico di turno, pronto ad approfittarne per alimentare il proprio tornaconto personale, ma di lottare perché il loro problema diventi il problema dell’intera città, senza chiedere quindi privilegi per sé ma che si cerchi una soluzione definitiva al loro problema occupazionale.

La loro deve essere un primo momento di una risposta di tutti i lavoratori ai tentativi padronali di far tornare indietro le conquiste ottenute, ma anche per dare corpo ad una mobilitazione che si ponga l’obiettivo di ottenere uguali garanzie di reddito per tutti ( a partire dagli ammortizzatori sociali).

Non si esce dalla crisi da soli, si esce tutti insieme.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Lo stato dell’edilizia scolastica della nostra città ma non solo

22 Settembre 2014

E’ stata da pochi giorni inaugurata la nuova scuola dell’infanzia nel popoloso quartiere di Penitro.

Durante l’inevitabile cerimonia il sindaco Bartolomeo ha detto:«Con questo tassello e l’apertura nei prossimi giorni di un corso di scuola media, il quartiere di Penitro è oggi finalmente in grado di coprire l’intero ciclo scolastico dell’obbligo»

In realtà il quartiere ha già una scuola dell’infanzia in via dei Platani e ci risulta che fosse anche sufficiente a soddisfare i bisogni dei bambini di Penitro.

Da una prima occhiata pare inoltre che lo spazio esterno riservato ai bambini sia ancora inutilizzabile, in quanto non dotato al momento delle dotazioni necessarie, perché possano essere svolte attività all’aperto.

In ultimo vogliamo augurare ai preziosi ospiti del nuovo plesso scolastico di poter passare l’anno scolastico in tutta sicurezza.

Speriamo, infatti, che il loro istituto non faccia la fine della scuola elementare di Penitro, realizzata da poco, ma dove piove al secondo piano, con seri rischi per l’incolumità degli alunni che la frequentano.

Però pare che questo problema non interessi proprio a nessuno.

Lo stesso problema che affligge da anni la scuola elementare e quella dell’infanzia di Gianola, nonostante anche qui, durante le rispettive inaugurazioni, si siano adoperate le solite frasi di rito quali: “E’ un vanto per la nostra città, la città di Formia investe sui suoi bambini, etc….”.

Le stesse frasi ascoltate durante l’inaugurazione della scuola dell’infanzia di Penitro.

Sarebbe invece utile a nostro avviso che l’attuale amministrazione comunale faccia un resoconto pubblico dello stato del nostro patrimonio edilizio scolastico, in particolare di quelli che sono molto datati.

Ci consentirebbe di stare più tranquilli, sapendo che i nostri bambini frequentano edifici sicuri.

D’altronde è proprio di questi giorni la pubblicazione del dodicesimo Rapporto sulla sicu­rezza, qualità e accessibilità a scuola, nel quale Cittadinanzattiva denuncia che il 70% degli edifici controllati presenta lesioni strutturali.

I dati sono preoccupanti: il 41% degli edifici ha uno stato di manutenzione mediocre o pes­simo. Quasi tre scuole su quattro presentano lesioni strut­tu­rali sulla facciata esterna. Una scuola su tre pos­siede il certificato di agibilità statica, poco più del 35% quello igienicosanitario e il 23% quello di pre­ven­zione incendi.

Una scuola su quattro è priva di posti per disabili nel cortile o nel parcheggio interno e quasi una su due non ne ha nemmeno nei pressi dell’edificio. Il Lazio, inoltre è tra le regioni italiane che non ha ancora istituito l’anagrafe regionale sullo stato dell’edilizia scolastica.

Si aggiunge a ciò l’allarme delle province, che denunciano che le scuole sono senza soldi, col­pite dai tagli per 9 miliardi, e quindi non è possibile garan­tire né la sicurezza e né i riscaldamento delle aule.

Chissà se tra esse non ci sia anche la nostra.

E’ inoltre necessario che vengano aumentati considerevolmente i fondi stanziati per consentire alle famiglie di non indebitarsi per acquistare i libri di testo.

E’ emblematica la pubblicità che circola su internet, con la quale le poste italiane si vantano di offrire ai propri contocorrentisti il “Prestito BancoPosta Studi”, con il quale è possibile chiedere fino a 5mila euro per pagare le spese scolastiche dei propri figli.

Ovviamente gli “sciacalli” sono sempre pronti a far festa davanti alle difficoltà delle persone, soprattutto quando non sostenute da un’adeguata politica scolastica pubblica.

Non bastano gli spiccioli elargiti a mo di elemosina, ma ci vogliono investimenti capaci di garantire il diritto allo studio, così come sancito dalla nostra Costituzione.

segretario del Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

La paventata chiusura del reparto di emodinamica è l’ennesimo duro colpo alla sanità pontina

16 Settembre 2014

Nel Giugno di quest’anno il coordinatore del Circolo Pd “Piancastelli – Diana”, Francesco Carta ha lanciato l’allarme sulla necessità di stabilizzare due medici emodinamisti e due cardiologi, che lavorano nella UOC di UTIC – EMODINAMICA dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia, in quanto i tempi tecnici della loro sostituzione con altri avrebbe comportato la chiusura dell’Emodinamica e gravissime difficoltà per l’Unità Coronarica.

D’altronde la situazione attuale è già di per sé drammatica, visto che il servizio di Emodinamica di Formia è attivo solo 6 ore nei giorni feriali mentre nelle restanti e nei giorni festivi resta chiusa, obbligando i pazienti al trasferimento a Latina, con tutti i rischi che ciò comporta per la loro vita.

Non sappiamo se l’allarme lanciato sui mass-media dal coordinatore democristiatico sia giunto alle orecchie del neo direttore generale dell’ASL di Latina, Michele Caporossi, che pochi giorni fa, è stato anche ospite della Festa cittadina proprio del Partito Democratico, per partecipare ad un incontro sullo stato della sanità pontina, insieme al consigliere regionale Pino Simeone, all’onorevole Sesa Amici ed al sindaco Sandro Bartolomeo. Incontro coordinato proprio dal Dott. Carta, che proprio presso il reparto cardiologia dell’ospedale “Dono Svizzero” svolge il suo lavoro di cardiologo.

Dell’esito dell’evento abbiamo potuto leggere sul profilo facebook del PD le rassicurazioni del neodirettore Caporossi. Benissimo! Il tono rassicurante non è stato per niente convincente, figuriamoci ora che la sanità pubblica è tornata sotto la scure dei tagli del governo Renzi.

Il significato è chiaro, nonostante le spiegazioni giunte poi dallo stesso presidente Renzi, dopo la rivolta delle regioni, che solo lo scorso agosto hanno firmato il “PATTO SULLA SALUTE”, che impegna le regioni a formulare piani di riordino dei servizi sanitari, in cambio di un fondo di 109 miliardi di euro, con un aumento di circa 2 miliardi e mezzo in più per anno, tra 2015 e 2016, per finanziare il servizio sanitario nazionale.

Malgrado le parole di dottori e presidenti, l’avvento della deflazione – al posto della ripresa annunciata – ha stracciato la fragile tela del patto sulla salute costringendo il governo a rimangiarsi tutte le promesse per approvare tagli quantificati in un 3% del bilancio sanitario.

Gli autori del disastro economico sono ancora all’opera, assistiti da fedeli scudieri di partito impegnati a propagandare come vittorie, le pause che ottengono nell’attacco alla sanità pubblica. Il presidente della regione Lazio, il democratico Nicola Zingaretti, non è per niente estraneo all’obbiettivo di smantellare la sanità pubblica a favore di quella privata. Oltre la serie infinita di dichiarazioni contradditorie e smentite, il suo mandato verrà ricordato anche per i soldi che ha regalato alla sanità privata convenzionata, assolutamente in linea con i suoi precedessori.

Infatti, invece di migliorare la dotazione dei nostri ospedali ha approvato l’aumento del numero di TAC e Risonanze Magnetiche effettuabili presso il Campus Bio-Medico in regime SSN, che passerà da 12mila a 18mila (+6mila). Struttura di proprietà Opus Dei, che continuerà ad arricchirsi con i soldi delle nostre tasse, favorita da una classe politica incapace di spendere i pochi soldi rimasti per migliorare l’offerta di sanità veramente pubblica, in particolare quella ospedaliera e quella di base. Priorità assoluta, ora che la crisi costringe le famiglie, derubate dalla politica amica del malaffare, alla drammatica scelta di risparmiare sulle spese sanitarie, mettendo tragicamente nel conto della propria sopravvivenza, l’accettazione di una malattia.

Viene il dubbio che l’indifferenza che dimostra chi ci governa sulle sorte della nostra salute è legata al fatto che “lor signori” mandano i propri cari nelle strutture sanitarie private, lasciando a noi comuni mortali la peggior sorte.

Gennaro Varriale

segretario del Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

I diecimila pasti gratuiti promessi dall’ex-sindaco Forte e mai distribuiti

13 Settembre 2014

Nel novembre del 2011 l’allora sindaco Michele Forte, nell’annunciare l’apertura della nuova mensa scolastica in via Olivastro Spaventola, si fece garante del fatto che la multinazionale Sodexo, vincitrice dell’appalto [GU 5a Serie Speciale - Contratti Pubblici n.13 del 30-1-2009] da un milione di euro per la ristorazione scolastica, oltre a fornire i 185mila pasti necessari a sfamare gli alunni degli studenti che frequentavano gli istituti di Formia, avrebbe distribuito anche un consistente numero di pasti gratis, circa 10mila, per le persone in stato di indigenza, o con grave disagio socio-economico.

All’interno della nuova mensa sarebbe stata, per questo motivo, realizzata un’area adibita a «mensa sociale», in grado di ospitare una cinquantina di tavoli e sedie dove avrebbero potuto consumare pasti caldi proprio le persone che in condizioni disagiate.

Il condizionale è d’obbligo in quanto nei giorni scorni abbiamo avuto modo di verificare che i pasti per le persone in difficoltà sono forniti unicamente dai volontari della Caritas diocesana, che ha sede all’interno del quartiere di Castellone, i quali provvedono a cucinarli per proprio conto.

O le persone indigenti sono così fortunate da poter disporre addirittura di due pasti invece che di uno oppure c’è qualcosa che non quadra.

Sarebbe il caso che l’amministrazione comunale ci spieghi meglio come stanno le cose e quindi se è quello dell’allora sindaco Forte è stato un annuncio “truffa” oppure se la mancata erogazione dei pasti è un’omissione da parte della ditta che ha vinto il generoso appalto, che tra l’altro le è stato prorogato dal comune di Formia fino al 31 dicembre 2014.

D’altronde sulla pelle degli ultimi si è sempre giocato sporco.

Infatti nonostante le nostre sollecitazioni affinché la nostra città si doti di una seria politica di accoglienza, poco nulla è stato fatto, non essendo mai andati al di là della mera propaganda da utilizzare in campagna elettorale.

Basti pensare che la nostra città non ha dei bagni pubblici funzionanti, presso cui potersi recare per espletare i propri bisogni fisiologici, soprattutto quando si è senza fissa dimora, ma non va meglio ai turisti che gironzolano nella nostra città pronti a gustarsi le bellezze che la stessa offre.

Un disagio che ci è stato più volte segnalato, ma di cui pare importi veramente a pochi.

L’unico disponibile, che si trova a piazza “Largo Paone”, versa in pessime condizioni, in quanto, a quanto sembra, il comune non ha i soldi per dotarlo del minimo indispensabile.

Senza poi dimenticare che al di là dei locali della Caritas non vi sono altri luoghi dove i senza tetto possono dimorare. La tendopoli realizzata dal comune di Formia è stata inspiegabilmente smontata e mai più rimontata, nonostante le nostre proteste.

Non c’è dubbio che le priorità dell’attuale amministrazione siano ben altre, nonostante l’aumento delle persone in difficoltà economiche, a causa della crisi che ha abbattuto il già misuro reddito dei cittadini.

Molto meglio spendere 19mila euro per dotare la nostra città di prato e fiori e altre cavolate simili, che invece aiutare chi ha veramente bisogno, fornendo loro servizi utili a contrastare il loro stato di indigenza.

Insomma l’ennesima occasione sprecata per dimostrare che la nostra città sa essere solidale con chi si trova in difficoltà.

Rimane inevasa una domanda:“la mensa di via Olivastro Spaventola ha mai sfornato almeno un pasto gratuito per le persone indigenti?”

Da sempre siamo contro le privatizzazioni dei servizi pubblici.

Nemmeno in questo caso siamo pronti a fare un eccezione, soprattutto quando sono pagati con le nostre tasse.

Gennaro Varriale

segretario del Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Non siamo cittadini di serie B, fermate il demansionamento della sede dell’INAIL di Formia

8 Settembre 2014

Dal 1 Settembre, grazie alla “spending rewiev” renziana, che prevede tagli ai servizi pubblici con la scusa del risparmio, la sede dell’INAIL («Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro») di Formia è stata trasferita nei pressi dell’agenzia delle entrate di via Olivastro Spaventola.

A farci arrabbiare non è tanto lo spostamento, che ovviamente ci può stare, ma che la conseguenze di tale operazione sia stato il demansionamento della sede dell’INAIL.

Infatti se è vero che la domanda, per chiedere il riconoscimento dei benefici causati da un’invalidità lavorativa, si continuano a fare a Formia, è altrettanto vero che le visite mediche a cui si devono sottoporre le persone sono fatte fuori sede. Ci si deve infatti spostare necessariamente a Cassino o a Latina, dove al momento le visite sono ancora possibili.

Come è possibile che da parte del burocrate che ha avvallato l’operazione non sia stato valutato che il demansionamento della sede INAIL di Formia, comporterà un ulteriore aggravio di tempo e di spostamento per chi è già invalido per aver subito un infortunio sul lavoro.

A ciò aggiungiamo che già per le pensioni di invalidità contributiva le visite vengono svolte a Latina e non più a Formia.

In entrambi i casi il cittadino che deve recarsi presso gli uffici dell’INPS o dell’INAIL deve sobbarcarsi un viaggio di almeno 100 chilometri per aver riconosciuto un diritto.

La ciliegina sulla torta dei disagi di cui siamo vittima sono i tempi biblici della burocrazia italiana, che vedono la presenza di liste di attesa infinite, così come quelle da noi denunciate per la sanità.

La traduzione letterale è che ancora una volta i cittadini del sud pontino vengono considerati persone di serie B, se non addirittura di serie Z, a cui viene negato di tutto.

Ci domandiamo se un malato o infortunato del sud pontino è meno malato di uno di Cassino o di uno di Latina, che ha gli uffici a due passi da casa.

Questa aberrante disposizione è stata presa nel silenzio complice della politica locale, che probabilmente, chiusa nella sua torre d’avorio, nulla sa di ciò che è accaduto, ma che comunque probabilmente avrebbe accettato supinamente il demansionamento perché incapace di tutelare gli interessi dei cittadini del sud pontino.

D’altronde lo stesso è successo per la chiusura del tribunale di Gaeta, per il taglio al servizio di trasporto urbano, per l’inefficienza del servizio postale.

In entrambi i casi non si voluto tenere conto dei disagi a cui sarebbe andati incontro i cittadini.

Nessun politico ha mosso realmente un dito perché ciò non avvenisse, al di là della frequentazione delle passerelle mediatiche a cui piace loro partecipare per cercare una qualche visibilità che altrimenti verrebbe loro negata, per la nota inconcludenza.

Eppure, nonostante i cittadini del sud pontino paghino le tasse come gli altri cittadini italiani, piano piano ci stanno togliendo tutti i più elementari servizi.

Ma quello che vogliono è far credere ai cittadini che le istituzioni sono insensibili ai loro bisogni?

Non ci rimane che sfidare i sindaci dei comuni del sud pontino, in primis il nostro, a battere i pugni sul tavolo, o ancora meglio ad preannunciare gesti più eclatanti, perché si ripristini non solo la completa funzionalità della sede INAIL di Formia, ma perché finalmente si ottenga di porre fine all’indiscriminato taglio dei servizi di cui siamo vittime indifese.

Gennaro Varriale

segretario del Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Cronache della morte annunciata della sanità pubblica pontina? E’ ora di dire basta

3 Settembre 2014

Nell’attesa che venga realizzato, in un futuro molto lontano, il nuovo policlinico del Golfo, per la cui sola progettazione sono stati già spesi oltre 400mila euro, assistiamo allo smantellamento della sanità pubblica del sud pontino a favore di quella privata.

E purtroppo le cronache raccontano di fatti raccapriccianti.

Ultimo è il caso della signora di 73 anni, portatrice di una seria patologia al fegato, vale a dire l’epatite «C» cronica, e che sta ancora aspettando di essere sottoposta ad ecografia all’addome superiore, a causa dell’indisponibilità delle strutture ospedaliere pontine, oppure l’impossibilità di effettuare una radiografia.Purtroppo non sono casi isolati.

Sono moltissimi i cittadini che sono costretti a dover aspettare mesi, se non anni, per poter effettuare visite specialistiche presso l’ospedale “Dono Svizzero” e di conseguenza sono costretti a rivolgersi alle strutture private convenzionate.

Alle inefficienze del presidio ospedaliero formiano si aggiungono lo smantellamento progressivo dei presidi ospedalieri di Mintuno e Gaeta, con la chiusura di numerosi reparti, che di fatto significa la morte della sanità pubblica pontina.

La scusa è che bisogna tagliare i rami secchi per risparmiare, considerando ormai la salute un privilegio e non un diritto riconosciuto finanche dalla Costituzione [art. 32 – La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti]. Capiamo l’interesse di alcuni privati di trarre profitto dalla distruzione della sanità pubblica, è il loro mestiere speculare sulla salute dei noi cittadini.

Quello che troviamo insopportabile è che ciò avvenga con l’aiuto della politica.

A parte il danno erariale per truffe, corruzioni, abusi, lottizzazioni, che è dav­vero ingente vi è quello dell’ingiustizia sociale legata alla crescita delle diseguaglianze alla crescente priva­tiz­za­zione del sistema e a forti restri­zioni della coper­tura pub­blica, della qua­lità dell’assistenza, che danneggia i cittadini e il loro diritto alla salute, senza dimenticare le tasse che paghiamo a cui non corrisponde alcun servizio efficiente.

Una classe politica che ricalca la malignità del ceto borghese da cui provengono gran parte dei suoi esponenti.

Un ceto pavido ed egoista, che mette al centro della propria azione politica il proprio particolare e non l’interesse generale, con la politica che inevitabilmente finisce per essere associata a un affare sporco, al marciume, alla corruzione.

La formula che si è scelta in questi anni, per ridurre gli sprechi, è stata infarcita di tagli e di precarietà per i lavoratori, che, invece di diminuire, hanno fatto lievitare gli sprechi e i costi.

D’altronde quello della sanità è un mondo impenetrabile, di cui è difficile conoscere alcunché, se non per sentito dire.

Ad esempio sarebbe interessante conoscere qual’è la pianta organica; quanti sono i dipendenti realmente in servizio; quant’è il personale medico o paramedico che è assunto a partita IVA; quanti e quali sono i servizi appaltati a cooperative o ditte esterne; quali sono i servizi disponibili e quelli non disponibili; i tempi di attesa; perché si è dovuto ricorrere ad un appalto “esterno” da 48milioni di euro per le autoambulanze.

Un pezzo alla volta l’hanno venduta ai privati, con la conseguenza che i servizi sono peggiorati.

Le lamentele degli utenti lo confermano e il personale medico e paramedico ha visto abbassarsi notevolmente le proprie condizioni lavorative.

La stessa ministra Lorenzin ha affermato che i continui porterebbero alla fine del sistema universalistico, così che i cittadini sarebbero costretti a ricorrere alle assicurazioni private

Peccato che poi a pagarne le conseguenze, siano in molti casi, chi non ha la possibilità di pagare per usufruire di cure alternative.

Eppure l’ASL di Latina prevede, a fronte di un incremento delle entrate stimato in 2 milioni 363.740 euro, una riduzione dei costi di 11 milioni 241.791 euro, quindi è di tutta evidenza che dovremo prepararci a ulteriori tagli ai servizi nei prossimi anni.

Sono circa 30 anni che si continua a blaterare del nuovo policlinico del Golfo, senza però di fatto sia stata mai messa una pietra, nonostante che nel maggio 2007 l’attuale sindaco affermasse che:”La procedura della costruzione del nuovo Ospedale continua spedita, nel rispetto del crono-programma che Regione, Asl e Comune hanno previsto una grande opera, la più grande progettata a Formia dal dopoguerra, si farà in tempi certi, e darà alla città e al comprensorio una struttura di livello tecnologico estremamente avanzato”.

Sappiamo poi come è andata a finire.

Lo abbiamo più volte detto:«non bastano i proclami lanciati per addomesticare l’opinione pubblica al meno peggio, ci vogliono i fatti per salvare la sanità pubblica».

Per alcuni la strada è stata già segnata, e prevede la privatizzazione della sanità pubblica, per noi invece l’unica strada è continuare a lottare per una sanità pubblica ed efficiente, prima che esali l’ultimo respiro.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

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