.............. Analisi sociale ed economica del Comune di Formia..................

Un documento di pianificazione urbanistica importante come la variante di P. R. G. rende necessaria un analisi preliminare della struttura economica e sociale del territorio affinché la pianificazione stessa possa dare risposte concrete alle reali esigenze del territorio.

A tal proposito è davvero sorprendente come nell’arco di tempo trascorso a discutere di P.R.G. non si siano trovati tempo e risorse per aggiornare dati e ricerche sullo stato demografico, sociale ed economico della città, con il danno di trovarci oggi a discutere di scelte praticamente al buio. Questo getta pesanti ombre sulla volontà reale di voler redigere un P.R.G. nell’ottica dell’interesse generale.

Nonostante ciò la lettura attenta dello studio socio-economico commissionato al professor Acocella, nella quale trovano ampio spazio i fabbisogni abitativi della nostra città alla luce delle prospettive economiche e demografiche, offre numerosi spunti di riflessione circa le condizioni sociali ed economiche di Formia.

E' forte l'impressione di una città praticamente in declino e con enormi problemi occupazionali. Questo è quello che dimostrano l’andamento del tasso di attività della popolazione formiana – in decremento nel trentennio - ed il tasso di disoccupazione in aumento.

OCCUPAZIONE (anno 2010)

Grafico_1

CLASSIFICHE

Formia è al 4832° posto su 8094 comuni per Tasso di Attività

Formia è al 5724° posto su 8094 comuni per Tasso di Occupazione

Formia è al 2328° posto su 8094 comuni per Tasso di Disoccupazione

Note

FONTI: Elaborazioni Urbistat su dati ISTAT

1. Tasso di Attività = (Forze Lavoro / Popolazione di 15 anni o più) * 100

2. Tasso di Occupazione = (Occupati / Popolazione dai 15 ai 64 anni) * 100

3. Tasso di Disoccupazione = (Disoccupati / Forze Lavoro) * 100


Allo stesso modo, il numero delle infrastrutture turistiche è in diminuzione tanto da rendere la città inadeguata alla accoglienza, elemento che – in teoria - sembra raccogliere i favori di tutti, ma che - nella pratica - dimostra quanto l'attuale amministrazione sia impreparata a dare il via ad uno sviluppo del turismo adeguato alle necessità che le condizioni reali impongono.

Probabilmente una preparazione adeguata potrebbe aiutare nel rispondere anche alla enorme “richiesta” di lavoro che si leva dalla nostra terra, infatti il problema della disoccupazione in provincia di Latina è più grave rispetto al resto della regione e della nazione, in quanto, dai dati si vede come, a fronte alla crescita del valore aggiunto della produzione della provincia non ha corrisposto la crescita dell’occupazione.

Un esempio dell'approccio sbagliato con cui s’affronta il problema occupazionale sta nel continuo trascurare e non valorizzare l’elevato grado di istruzione della popolazione di Formia, più alto della media nazionale e regionale, per diplomati e laureati, il dato più sorprendente e sorprendentemente non valorizzato: di dati riportati di seguito si evince che a fronte di un incremento di popolazione praticamente nullo si ha un tasso di migrazione relativamente elevato.

Tasso di occupazione: 1981, 1991, 2001 (%)


1981

1991

2001

Formia

29.1 (16.5)

39.1 (26.5)

37.67 (24.97)

Latina

31.0 (17.9)

41.1 (28.0)

39.88 (27.16)

Lazio

32.1 (19.2)

42.2 (30.0)

42.80 (32.24)

Mezzogiorno

26.3 (19.2)

38.6 (25.5)

33.77 (18.27)

Italia

33.9 (21.4)

42.2 (30.1)

42.94 (32.01)

Fonte: ISTAT, Censimento generale della popolazione

Nota: fra parentesi sono posti i dati relativi alla componente femminile

 

BILANCIO DEMOGRAFICO(anno 2010)

Popolazione al 1 gen.

37.483

Nati

323

Morti

309

Saldo naturale

+14

Iscritti

960

Cancellati

886

Saldo Migratorio

+74

Saldo Totale

+88

Popolazione al 31° dic.

37.571

 

TREND POPOLAZIONE

Anno

Residenti (n.)

Variazione % su anno prec.

2001

34.895

-

2002

35.533

+1,83

2003

36.257

+2,04

2004

36.688

+1,19

2005

36.842

+0,42

2006

36.949

+0,29

2007

37.122

+0,47

2008

37.301

+0,48

2009

37.483

+0,49

2010

37.571

+0,23

variazione % media annua (2004/2010): +0,40

variazione % media annua (2007/2010):+0,40

 

BILANCIO DEMOGRAFICO

grafico_2

 

TREND POPOLAZIONE

grafico_3

Grado di istruzione della popolazione (composizione % sul totale della popolazione di 6 anni o più), 2001


Laurea

Diploma

Licenza inferiore

Licenza elementare

Altri alfabeti

Analfabeti

Formia

10.82

34.49

25.40

18.74

9.61

0.93

Circoscr. Formia

7.96

30.01

28.05

21.54

11.05

1.39

Latina

6.42

27.00

30.49

23.41

11.22

1.45

Lazio

10.57

31.06

28.13

20.73

8.60

0.92

Italia

7.51

25.82

31.12

25.41

9.65

1.45

Fonte ISTAT, Censimento della popolazione.


Un'opportunità in termini occupazionali e di crescita per l'intera città, che la politica – organizzata arcaicamente sulla sudditanza in sfregio al merito - non ha mai saputo raccogliere, scegliendo altrimenti la mediocrità dei servi, tant'è che l'unica strada praticabile per i tanti è l'emigrazione. Una patrimonio cognitivo ed umano lasciare fuggire via in modo sciagurato.

Nonostante l’economia sia abbastanza in stallo e la crisi occupazionale in pieno corso, davvero singolare appare la consistente presenza delle banche, se ne contano 14 in tutto, come altrettanto singolare il reddito medio pro capite 10.547 € per abitante, tra i più elevati della provincia, ancor più elevato se rapportato a coloro che dichiarano il reddito di 22.739 €. Una spiegazione di ciò può essere ricercata nella concentrazione della ricchezza in poche persone, con l'esclusione di una larga parte della cittadinanza. Aberrazione classica del capitalismo.

Dello stesso tenore il confronto con le città limitrofe che negli ultimi anni hanno mostrato maggiore capacità di sostenere l’offerta turistica. Anche le infrastrutture sportive – in particolare il centro olimpico, percepito come un corpo estraneo, isolato dal contesto socio-culturale locale – sono soccombenti rispetto alle alternative provenienti da altri luoghi.

Non va meglio al patrimonio archeologico – le famose “quatto prete” – ancora al di là dal formare una credibile attrattiva turistica, dovuta ai notevoli ritardi – accumulati per anni – delle opere utili a renderlo fruibile alla cittadinanza, prima di tutto, e poi al turismo. Sul punto si riscontra il grave ritardo nel redigere la MAPPATURA DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO, fondamentale alla sua tutela e conservazione, nonché propedeutico ad un impiego turistico.

E' appena il caso di ribadire che la valorizzazione archeologica non deve essere ad uso di chi ha soldi per goderla da turista (classe media), escludendo dalla fruizione la parte più povera dei cittadini, così emarginati. Per niente contrari al turismo, siamo animati dal fondato timore che Formia si trasformi in «un negozio per i soli turisti». Come del resto lascia immaginare l’intenso sfruttamento di zone centrali a scopi turistici e commerciali.

A fare da cornice a questo quadro desolante stanno - sempre loro – i gravi problemi di mobilità (vedi allegato [La mobilità di questa città]) e di degrado urbano che rappresentano la vera pietra al collo dell’economia locale, in quanto oscurano quanto di buono il territorio potrebbe offrire.

In tale stato di generale miseria, anche i comparti marginali dell’economia potrebbero aiutare a risollevare le gravi condizioni economiche in cui siamo. Invece, i settori della pesca e dell’agricoltura – storici e tradizionali dell’economia comunale – risultano in un intollerabile stato di crisi, specialmente se si considera che entrambi, oltre ad avere un importante funzione economica in termini di produzione locale e riduzione dei prezzi al consumo, attraverso i meccanismi della filiera corta, hanno un importanza strategica per quanto riguarda la conservazione del territorio e del paesaggio (l'agricoltura) e per la tenuta e la cura del mare (la pesca).

Il settore industriale versa in condizioni assai peggiori, risultando completamente inesistente, affidando il ricordo di un passato nemmeno tanto remoto alle diffuse testimonianze di archeologia industriale.

Il terziario, i servizi, in prevalenza privato, rappresentano, grazie al commercio, l’unico elemento positivo dal punto di vista economico, sebbene anch'esso oggi risulta in crisi, soprattutto a causa di alcune particolari caratteristiche della borghesia imprenditoriale della nostra città.

Il mito dell'imprenditore, a cui il modello politico ed economico attuale affida il benessere della società intera da queste parti non gode di esempi degni di nota. Gran parte delle imprese locali, dopo aver beneficiato di una congiuntura favorevole, non hanno restituito un’occupazione stabile preferendo a questa l’impiego di lavoro nero o l’uso di forme contrattuali precarie che rendono il lavoratore ostaggio di uno sfruttamento bieco, con un salario da fame, privo di qualsiasi tutela contrattuale. Allo stesso modo sfruttano il territorio, ideale, ad oggi, per un turismo di poche pretese, tuttavia mediocremente tenuto, privo di investimenti provenienti dalla massa di valore aggiunto che il territorio stesso consente di produrre.

Finora i commercianti di Formia sono riusciti a reggere l'urto, ma loro malgrado le condizioni pregresse che hanno consentito lauti profitti in passato, stanno venendo meno, soprattutto a causa del elevato frazionamento delle imprese, nonché degli scarsi investimenti, più che mai necessari per contenere la crisi e provare a rilanciare l’economia.

Ad oggi poche sono le imprese locali che hanno dimensioni tali da competere stabilmente sul mercato, in un epoca in cui la competizione è durissima, a causa di nuovi operatori che, oltre a contare su capitali consistenti di dubbia provenienza, fanno leva sulle debolezze locali per distruggere il tessuto economico “indigeno”.

Lo stesso vale per quanto riguarda altri due pilastri dell'economia comunale: i servizi e l'edilizia, ai quali si è assegnato il consolidamento delle fortune economiche di Formia, ma senza che ciò significasse in alcun modo un miglioramento in termine di sostenibilità e vivibilità, avendo puntato più sulla quantità, a basso valore aggiunto, piuttosto che sulla qualità.

Non è casuale il fatto che in un generale andamento depressivo dell'economia, uno dei pochi elementi in crescita nel nostro territorio sono state le seconde case, inutili a soddisfare il fabbisogno abitativo ed allo stesso tempo incapaci di sostenere l’offerta turistica.

Formia ha vissuto sulla cresta dell'onda i fenomeni economici caratteristici della nazione, sviluppatisi in modo caotico, senza alcun governo e purtroppo senza riuscire a consolidare l’enorme valore prodotto, il quale, circostanziato nel tempo, risulta quasi inutile per qualsiasi piano di rilancio, con l’aggravante di aver logorato l’assetto sociale ed urbanistico ora esposto indifeso alla crisi attuale.

In questo contesto di crisi il problema delle infiltrazioni criminali è molto importante, soprattutto se si pensa all'usura che colpisce quei commercianti che hanno difficoltà ad accedere al credito ufficiale, nonostante nel comune vi siano 14 filiali di banche nazionali e locali. Il problema è reso ancor più grave dalla consolidata presenza di gruppi criminali sul nostro territorio da anni, pronti ad investire nella nostra città, perché nonostante tutto Formia, resta una città appetibile per lavare soldi sporchi e goderne i frutti.

Su questo punto, non può essere trascurata la responsabilità degli operatori del terziario – agenzie, professionisti, dirigenti – che possono essere coinvolti nelle operazioni di reinvestimento dei proventi di traffici illeciti, realizzando, acquistando e gestendo attività economiche ed imprese ideate allo scopo. In questo settore la questione morale deve essere posta con urgenza e senza timore.

Le cronache di questi mesi segnalano la difficoltà delle forze dell'ordine nel fermare questo enorme flusso, proprio perché la città non ha ancora prodotto anticorpi capaci di spazzare via quanto ha l'odore mefitico della criminalità organizzata.

Sulla base di questi elementi non desta sorpresa alcuna l’andamento demografico calante per una città priva di attrattive, nella quale esistono rilevanti problemi legati:


  • alla balneabilità ed alla qualità della costa, ancora gravata da problemi di accessibilità non riconducibili esclusivamente alla cesura prodotta dalla litoranea, ma anche allo stato degli accessi alle spiagge che risultano carenti, in numero, in dotazione di parcheggi “pubblici” e marciapiedi (in special modo nel tratto centrale della costa di levante: Acquatraversa – San Pietro – San Giulio);

  • al degrado urbano ed alla difficoltà legata alla fruibilità di servizi e strutture specifiche, presenti in modo consistente nel territorio, si pensi alla stazione ferroviaria, al porto esistente, al sistema scolastico ed all’ospedale civile, oltre il consistente sistema scolastico fatto di 40 scuole pubbliche e 11 private;

  • alla mancata dotazione di infrastrutture di accesso, da cui conseguono i noti problemi di mobilità e quelli determinanti relativi alla fruibilità, in particolar modo proprio verso le strutture più importanti della città: centri urbani e coste;


Posto in questi termini, il quadro economico consiglierebbe una politica di ristrutturazione dell’esistente, che non necessita di premi di cubatura devastanti, come quelli previsti dal “piano casa” (vedi allegato [PIANO CASA 2010], allegato [Piano casa: “l'attacco alla legalità continua”], allegato [Il Piano casa della giunta Polverini]) della giunta Polverini, fortemente voluti dall'UDC del sindaco Michele Forte. Diversamente ed in direzione opposta a quella attuale, sarebbe opportuno eliminare prima i fattori critici e migliorare le qualità del territorio, per poi predisporsi ad un serio rilancio.

Purtroppo non appartiene alla classe politica attuale un operazione capace di tracciare una linea netta tra passato e futuro, ponendosi in netto contrasto con la costruzione di abitazioni sparse, che come si vede rendono il corpo di Formia, obeso e poco adatto alle sfide future di fronte alle quali è posta l'intera cittadinanza.

Sicuramente, un governo serio sarebbe partito da una ricognizione dello status “quo ante”, senza proclami ed invocazioni, dimostrando la sua serietà proprio nell’attività preliminare di analisi e ricerca, quindi di produzione della base cognitiva da cui partire per impostare il tanto atteso rilancio. Invece, l’assenza di informazioni aggiornate, la posizione in cui è stato relegato lo studio socio economico propedeutico alla redazione dello strumento urbanistico, il modo stesso in cui sono stati impiegati i dati, lasciano intendere la scarsa importanza reale dello strumento stesso ed ancor più grave della condizione sociale ed economica reale in cui versa il comune ed il suo popolo. Da questo punto di vista, appare fondato ritenere che la variante del P.R.G., sia una vestizione formale di operazioni urbanistiche già decise.

Una classe politica seria e responsabile reagirebbe con forza di fronte allo stato di “coma” della città, invece di lasciarla nelle mani di chi investe nel cemento e nei servizi a basso valore aggiunto. Ciò denota la scarsa qualità dei nostri amministratori propensi a raccogliere vantaggi nel presente (la cicala) e a non seminare per il futuro (la formica).

Questo scenario di totale incompetenza da parte di chi è chiamato a proporre norme e politiche destinate allo sviluppo della nostra città è di una gravità assoluta nel momento in cui si decidono le sue sorti, facilitati dal fatto che ai più sfugge il significato in termini socio-economici della variante del piano regolatore disegnata dal prof. Purini.

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