La paventata chiusura del reparto di emodinamica è l’ennesimo duro colpo alla sanità pontina

Nel Giugno di quest’anno il coordinatore del Circolo Pd “Piancastelli – Diana”, Francesco Carta ha lanciato l’allarme sulla necessità di stabilizzare due medici emodinamisti e due cardiologi, che lavorano nella UOC di UTIC – EMODINAMICA dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia, in quanto i tempi tecnici della loro sostituzione con altri avrebbe comportato la chiusura dell’Emodinamica e gravissime difficoltà per l’Unità Coronarica.

D’altronde la situazione attuale è già di per sé drammatica, visto che il servizio di Emodinamica di Formia è attivo solo 6 ore nei giorni feriali mentre nelle restanti e nei giorni festivi resta chiusa, obbligando i pazienti al trasferimento a Latina, con tutti i rischi che ciò comporta per la loro vita.
Non sappiamo se l’allarme lanciato sui mass-media dal coordinatore democristiatico sia giunto alle orecchie del neo direttore generale dell’ASL di Latina, Michele Caporossi, che pochi giorni fa, è stato anche ospite della Festa cittadina proprio del Partito Democratico, per partecipare ad un incontro sullo stato della sanità pontina, insieme al consigliere regionale Pino Simeone, all’onorevole Sesa Amici ed al sindaco Sandro Bartolomeo. Incontro coordinato proprio dal Dott. Carta, che proprio presso il reparto cardiologia dell’ospedale “Dono Svizzero” svolge il suo lavoro di cardiologo.

Dell’esito dell’evento abbiamo potuto leggere sul profilo facebook del PD le rassicurazioni del neodirettore Caporossi. Benissimo! Il tono rassicurante non è stato per niente convincente, figuriamoci ora che la sanità pubblica è tornata sotto la scure dei tagli del governo Renzi.

Il significato è chiaro, nonostante le spiegazioni giunte poi dallo stesso presidente Renzi, dopo la rivolta delle regioni, che solo lo scorso agosto hanno firmato il “PATTO SULLA SALUTE”, che impegna le regioni a formulare piani di riordino dei servizi sanitari, in cambio di un fondo di 109 miliardi di euro, con un aumento di circa 2 miliardi e mezzo in più per anno, tra 2015 e 2016, per finanziare il servizio sanitario nazionale.

Malgrado le parole di dottori e presidenti, l’avvento della deflazione – al posto della ripresa annunciata – ha stracciato la fragile tela del patto sulla salute costringendo il governo a rimangiarsi tutte le promesse per approvare tagli quantificati in un 3% del bilancio sanitario.
Gli autori del disastro economico sono ancora all’opera, assistiti da fedeli scudieri di partito impegnati a propagandare come vittorie, le pause che ottengono nell’attacco alla sanità pubblica. Il presidente della regione Lazio, il democratico Nicola Zingaretti, non è per niente estraneo all’obbiettivo di smantellare la sanità pubblica a favore di quella privata. Oltre la serie infinita di dichiarazioni contradditorie e smentite, il suo mandato verrà ricordato anche per i soldi che ha regalato alla sanità privata convenzionata, assolutamente in linea con i suoi precedessori.

Infatti, invece di migliorare la dotazione dei nostri ospedali ha approvato l’aumento del numero di TAC e Risonanze Magnetiche effettuabili presso il Campus Bio-Medico in regime SSN, che passerà da 12mila a 18mila (+6mila). Struttura di proprietà Opus Dei, che continuerà ad arricchirsi con i soldi delle nostre tasse, favorita da una classe politica incapace di spendere i pochi soldi rimasti per migliorare l’offerta di sanità veramente pubblica, in particolare quella ospedaliera e quella di base. Priorità assoluta, ora che la crisi costringe le famiglie, derubate dalla politica amica del malaffare, alla drammatica scelta di risparmiare sulle spese sanitarie, mettendo tragicamente nel conto della propria sopravvivenza, l’accettazione di una malattia.

Viene il dubbio che l’indifferenza che dimostra chi ci governa sulle sorte della nostra salute è legata al fatto che “lor signori” mandano i propri cari nelle strutture sanitarie private, lasciando a noi comuni mortali la peggior sorte.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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