Referendum anti-trivelle:«Il PD ha paura della volontà popolare»

Domenica 17 Aprile si svolgerà il referendum sulle trivellazioni in mare. Verrà chiesto agli italiani se intendono o meno abrogare la norma che consente alle società, che hanno già il permesso di trivellazione, di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nel caso in cui invece il referendum dovesse fallire, alla scadenza delle concessioni le compagnie petrolifere potranno chiedere un prolungamento dell’attività e, ottenute le autorizzazioni in base alla Valutazione di impatto ambientale, potranno estrarre gas o petrolio fino all’esaurimento completo del giacimento.
Peccato che la volontà popolare faccia paura a chi siede alla presidenza del consiglio dei ministri e cioè all’ex-sindaco di Firenze Renzi, tanto che sono partite da subito le manovre di boicottaggio.
Lo confermano in ordine di tempo:
1)La decisione del governo Renzi di non accorpare il referendum anti-trivelle con le elezioni amministrative, con il chiaro intento di impedire che si raggiunga il quorum. E’ necessario infatti affinché il referendum sia valido che vadano a votare il 50% + 1 degli aventi diritto. Il mancato accorpamento costerà inoltre 300milioni di euro, non pochi in un momento di crisi come questo, nel quale si nega a molti il diritto ad un reddito;
2)La circolare del Ministero dell’Interno, retto da un uomo del NCD ma nominato da uno del PD, in merito al Referendum di domenica 17 Aprile in cui i cittadini italiani saranno chiamati al voto per il “referendum sulle trivellazioni” entro le 12 miglia dalla costa, con la quale si dispone il divieto “a tutte le Amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni” ai sensi dell’art. 9 della legge del 22 febbraio 2000;
3) la decisione della segreteria nazionale del PD di boicottare la consultazione referendaria , dando indicazione per il “non voto” ai propri iscritti. D’altronde che il PD sia allergico alla volontà popolare lo sanno ormai tutti, tant’è che hanno un capo del governo non eletto dal popolo ma scelto dai poteri forti.
In questa opera di disinformazione non è nemmeno da sottovalutare il ruolo della RAI. Infatti è da giorni partita la campagna contro il referendum.
Lo confermano due episodi: In un servizio andato in onda nel Tg2 delle 13 di martedì 15 Marzo parlando del referendum è stato detto: «La trivellazione è considerata un’attività sicura e sulle piattaforme marine italiane non è mai avvenuto alcun incidente», mentre durante la trasmissione di intrattenimento “Uno mattina” su Rai uno di Mercoledì 16 Marzo è stato detto agli ascoltatori che solo i cittadini di alcune regioni saranno chiamati al referendum. Un errore così grave che la Rai si è dovuta subito scusare dando la colpa ad «un semplice errore umano», quando invece sappiamo bene di cosa sono capaci ai vertici della RAI targata PD.
Evidentemente la paura di perdere è così tanta che dai palazzi del potere romano hanno deciso di calcare la mano, arrivando addirittura a piegare le istituzioni ai propri sporchi interessi.
L’unica risposta che possono dare i cittadini onesti è quella di andare a votare in massa per il sì il prossimo 17 Aprile, altrimenti il rischio è che vincano i poteri forti, ai quali degli interessi dei cittadini non frega nulla.
I comunisti ovviamente faranno la loro parte per informare i cittadini sulla necessità di votare sì a un referendum, così da porre un freno allo sfruttamento delle fonti di energia fossile, causa principale dell’inquinamento del pianeta e contrastare l’ingordigia delle aziende petrolifere.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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