L’indennità di disoccupazione non arriva

Il governo Renzi ha introdotto una nuova indennità di disoccupazione, vendendola come la panacea di tutti i mali.
La Naspi – così si chiama – può essere richiesta dai lavoratori che hanno perso involontariamente la propria occupazione e che attestano di essere in reale stato di disoccupazione; che possano far valere, nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione, almeno tredici settimane di contribuzione; o che possano far valere trenta giornate di lavoro effettivo o equivalenti, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.
Il trattamento di disoccupazione viene ridisegnato in base alla storia contributiva del lavoratore. L’idea alla base è discriminatoria e non inclusiva: di fatto impone una discriminazione sulla base non tanto dei bisogni e della condizione reale di chi ha perso il lavoro, quanto sulla base della capacità contributiva degli stessi. Ma la capacità contributiva dipende dal tipo di contratto lavorativo che in genere non è scelto dal lavoratore liberamente ma gli è imposto forzatamente dal datore di lavoro che lo ha assunto.
Peccato che quando si passa dalle parole ai fatti la questione si complichi ancora di più e il disoccupato rischia di dover aspettare tempi biblici prima che gli venga liquidato il dovuto. Ci sono giunte infatti numerose segnalazioni da parte di lavoratori circa il fatto che a tre mesi da quando hanno fatto richiesta dell’indennità di disoccupazione non hanno ricevuto nulla, nemmeno un misero euro.
La giustificazione da parte dell’INPS è che “l’introduzione della nuova prestazione NASpI, in sostituzione delle precedenti indennità ASpI e mini ASpI, ha richiesto da parte dell’Istituto la soluzione di problemi applicativi attraverso implementazioni procedurali molto articolate, a causa delle complessità operative dovute alla gestione del nuovo calcolo. In conseguenza di ciò, la procedura di istruttoria e pagamento delle domande è stata rilasciata il 15 luglio 2015, con la necessità di gestire le domande di disoccupazione intanto pervenute a partire dal 1° maggio 2015, data di entrata in vigore della nuova prestazione (si ricorda che dal 1° maggio è stato possibile inoltrare all’INPS la relativa domanda utilizzando i consueti canali telematici)”.
Al di là delle tante belle parole che non mancano mai sulla bocca dell’attuale classe dirigente, la realtà è che ci sono migliaia di lavoratori che non hanno più nessuna forma di sostegno al reddito e pare proprio che questo non interessi a nessuno, nonostante sia un sussidio vitale per chi rimane disoccupato.
Non è accettabile – a nostro avviso – che ci siano lavoratori licenziati che si trovino costretti a dover sopportare lungaggini burocratiche di questo tipo da parte della Pubblica amministrazione e di uno Stato che dovrebbe garantire la tutela e protezione sociale dell’individuo.
A meno che il problema non sia altro.
Il nostro sospetto è infatti che la vera causa della mancata liquidazione dell’indennità di disoccupazione sia la mancanza di fondi.
D’altronde – con la scusa “ce lo chiede l’Europa” – lo stato sociale è stato ridotto ai minimi termini, con effetti mortali per la classe operaia.
In questi anni contro i lavoratori e le lavoratori si è aperta una vera e propria “caccia alle streghe” da parte dei governi e dei mass media fedeli al potere, che ha avuto come risultato lo smantellamento dei pochi diritti rimasti.
L’obbiettivo è la riduzione dei lavoratori a forza lavoro precaria, a basso costo, priva di qualsiasi diritto, licenziabile senza possibilità di reintegro, sostituito quest’ultimo con l’elargizione di una mancia.
Con la cancellazione dell’articolo 18 il lavoratore ritorna ad essere uno schiavo e non un portatore di diritti e lo staro riprende ad essere il braccio armato dei padroni.
E’ evidente che continuare a parlare di lavoro a tempo indeterminato non è altro che il tentativo dell’ufficio propaganda del governo Renzi di gettare fumo negli occhi.
Siamo ormai diventati tutti precari a vita, ma questa volta senza nemmeno più l’indennità di disoccupazione.

circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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