Il nuovo codice degli appalti mette a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro negli appalti pubblici

Nel testo definitivo del nuovo codice degli appalti, pubblicato in gazzetta ufficiale, è saltata l’obbligatorietà delle clausole sociali, con le quali i lavoratori dell’impresa uscente vengono assorbiti da quella subentrante. Da oggi invece – grazie al governo Renzi – questa possibilità sarà solo facoltativa e non obbligatoria.
L’articolo Art. 50 (Clausole sociali del bando di gara e degli avvisi) prevede infatti che:“ Per gli affidamenti dei contratti di concessione e di appalto di lavori e servizi diversi da quelli aventi natura intellettuale, con particolare riguardo a quelli relativi a contratti ad alta intensità di manodopera, i bandi di gara, gli avvisi e gli inviti possono inserire, nel rispetto dei principi dell’Unione europea, specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilita’ occupazionale del personale impiegato, prevedendo l’applicazione da parte dell’aggiudicatario, dei contratti collettivi di settore di cui all’articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81. I servizi ad alta intensità di manodopera sono quelli nei quali il costo della manodopera e’ pari almeno al 50 per cento dell’importo totale del contratto”.
Inizialmente le commissioni parlamentari, che, pressati dai sindacati, nei loro pareri sullo schema di codice avevano chiesto di introdurre l’obbligatorietà delle clausole sociali.
Così sia il parere della Camera che quello del Senato avevano vincolato l’approvazione del testo all’inserimento della frase “debbono inserire specifiche clausole sociali” al posto della formulazione “possono prevedere”.
Alla fine le richieste sono cadute nel vuoto.
Il governo ha infatti confermato il contenuto dello schema nel testo contenuto nel D.Lgs. 50 del 2016.
La vicenda del codice degli appalti dimostra se ancora ce ne fosse ancora bisogno che questo è il governo delle lobby degli affaristi più feroci. Altro che la tutela dei lavoratori di cui parlano a vanvera Renzi e i suoi ministri durante i loro interventi istituzionali al solo scopo di gettare fumo negli occhi.
Il governo facendo sparire la clausola sociale ha reso di fatto tutti i lavoratori degli appalti ricattabili.
In caso di successione tra due stazioni appaltanti nella gestione di un servizio in appalto, infatti, i lavoratori rischiano di non avere quella continuità lavorativa che dovrebbe invece essere garantita dal posto di lavoro con l’applicazione dei relativi trattamenti normativi ed economici previsti dai contratti collettivi.
In base al nuovo codice degli appalti la possibilità di utilizzare i medesimi lavoratori deve essere prevista nel bando di gara, quindi sarà necessario che i lavoratoti e i sindacati si attivino nelle varie realtà locali, perché ciò che è uscito dalla porta (i loro diritti) rientrino dalla finestra.
E però non basta, infatti il governo ha eliminato il divieto del massimo ribasso per le opere inferiori al milione di euro: l’80% del mercato ed ha anche eliminato l’obbligo, sotto quella soglia, di indicare i subappaltatori.
Ovviamente se ne avvantaggeranno sopratutto gli imprenditori senza scrupoli e la criminalità organizzata, da sempre brava quando si tratta di imporre i propri imprenditori negli appalti pubblici.
Non potrebbe essere più chiaro: non è solo la semplice parola capitalismo a preoccuparci ma il ritorno alla legge della giungla e a farne le spese i lavoratori, soprattutto quelli che svolgono mansioni più umili.
E’ necessario quindi riprendere a difendere i principi della libertà e della dignità che sono stati scritti nella nostra Costituzione con il sangue dei partigiani.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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