Le privatizzazioni sono una rapina a danno della collettività e dei lavoratori

I fatti sono davanti agli occhi di tutti e lo conferma la vicende legata alla presunta privatizzazione Laziomar, usiamo la parola presunta perché viene fuori che nelle tasche dei privati, che controllano la compagnia di navigazione a cui la regione Lazio ha ceduto le rotte dal continente alle isole pontine, vanno tredici milioni di euro all’anno, soldi che i contribuenti laziali tirano fuori di tasca propria, ma non solo. Nel caso in cui vi è poi uno scostamento dall’equilibrio economico finanziario della società è prevista una variazione di tale importo (articolo 25 – Economicità del contratto:equilibrio economico del contratto). Nell’articolo 4 comma 1 del contratto di servizio per l’affidamento dei “servizi pubblici di cabotaggio marittimo di collegamento con le isole dell’articolo pontino” è scritto che alla “Laziomar è attribuita la titolarità dei ricavi tariffari derivanti dalla vendita dei titoli di viaggio, i ricavi e i vantaggi economici derivanti dalle iniziative di valorizzazione commerciale legati agli spazi pubblicitari a sua disposizione”. Alla regione Lazio sono invece riservati due spazi pubblicitari per un massimo di 60 giorni. Nello stesso articolo 4 , al comma 4, è scritto invece che in caso di sciopero del personale il prezzo verrà decurtato nella misura dell’80% del prezzo unitario per tipologia di servizio moltiplicato per le corse perse. La decurtazione è del 30% invece nel caso in cui la perdita della corsa è imputabile a causa di forza maggiore (articolo 4 comma 5). In casi diversi da quelli menzionati – se non giustificati – vi è una decurtazione totale (articolo 9). All’articolo 23 invece è scritto che la corretta esecuzione del contratto è supportata da un Comitato Tecnico per la Gestione del contratto, nominato entro 30 (trenta giorni) dalla stipula del contratto di servizio, composto da tre componenti di cui uno nominato dal privato. Non sappiamo se questo fantomatico Comitato Tecnico sia mai stato nominato, ma facendo finta che ciò sia stato fatto, vorremmo chiedere ai componenti cosa pensano di quanto raccontano le cronache dei giornali. Sarebbe utile sapere ad esempio se dalla firma del contratto ad oggi sono stati rispettati gli innumerevoli obblighi di cui la società vincitrice si è fatto carico e in caso contrario quali sono state le sanzioni comminate.
In tutto questa confusione non ci pare nemmeno che il servizio sia migliorato, anzi le lamentele sono aumentate. Basta andare all’imbarco per averne conferma. Ora sono giunte delle promesse da parte della compagnia circa il miglioramento della flotta. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, noi ovviamente temiamo che sia solo un prolungamento dell’agonia in cui versa il servizio.
Questo non ci stupisce, visto che è ormai una costante delle privatizzazioni dei servizi pubblici, la cessione dei quali ai privati a da un lato aumentato le tariffe e dall’altro a peggiorato la qualità del servizio.
Senza poi dimenticare che le tutele dei lavoratori sono andate sempre più scomparendo, perché è passata l’idea assurda che se qualcosa non funziona la colpa è la loro. E tutto questo con la complicità di una classe politica asservita agli interessi dei soliti noti.
La cosa non ci coglie impreparati, visto che le abbiamo raccontate nel lontano 2013, con un nostro comunicato stampa.
L’assurdo della storia è che ancora una volta solo l’intervento della magistratura probabilmente riuscirà a dipanare una matassa sempre più aggrovigliata, confermando il fallimento della politica.
D’altra parte l’affaire “Laziomar” ci ricorda molto un’altra privatizzazione e cioè quella dell’acqua, con i cui un bene prezioso di proprietà della collettività è stato svenduto ai privati, con tutti gli orrori che ne sono conseguiti. La svendita dei beni pubblici è stata una costante dell’ultimo ventennio.
Un pezzo alla volta ha preso il largo l’enorme patrimonio pubblico (dei cittadini e non dei politici), con il risultato che noi cittadini non siamo più padroni di nulla, controllo che invece è passato nelle mani dei grandi gruppi finanziari che ormai hanno preso – tramite i politici di riferimento – la gestione della “cosa pubblica”.
Peggio ancora è la sorte toccata in dote ai lavoratori, che infatti dalla privatizzazione dei servizi pubblici hanno ricavato solo sciagure.
D’altronde assistiamo disgustati all’affermarsi di una politica che impoverisce sempre più i lavoratori trasformandoli in marionette nelle mani dei padroni e che getta le basi per la nascita di veri e propri comitati d’affari che si nutrono del pubblico per fare profitto ricevendone in cambio ricche prebende.
E’ risaputo che il potere è l’espressione della classe dominante ed allora l’unica riposta che i lavoratori posso dare è quella della convergenza delle lotte, perché solo uniti si vince, lasciandosi così alle spalle il fatalismo dell’economia e dell’ideologia neoliberiste.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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