Respingere gli assalti omofobi delle nuove destre

Veniamo ai fatti: tutti candidati a sindaco di Latina (tranne Coletta, Forte e Sovrani) hanno firmato il documento redatto da alcuni associazioni di cui facciamo fatica anche a ricordare il nome – con il quale si impegnano solennemente, con i cittadini, a “favorire la famiglia formata sul matrimonio tra uomo e donna“. Nulla di sorprendente, in quanto è da anni in corso da parte delle forze più oscurantiste di questo paese il tentativo di bloccare – usando le motivazioni più infamanti – il processo di estensione dei diritti di cittadinanza a tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, compresa la possibilità di contrarre unioni tra persone dello stesso sesso.
D’altronde il loro essere contro non si ferma alle sole unioni civili, tant’è che tra i loro slogan trovano ancora spazio frasi come: «L’omosessualità costituisce uno scandalo pubblico senza precedenti che va contro la natura dell’uomo», ma non basta. Alcune di esse infatti arrivano a mettere in discussione la legge sull’aborto, una conquista per le quali le donne hanno combattuto una dura battaglia e che crediamo non si faranno scippare senza lottare.
Nel nutrito parterre di chi crede che le unioni civili porteranno alla morte delle famiglie tradizionali trovano spazio: integralisti cattolici, miliziani di cristo, ultrà tradizionali, la nutrita galassia fascista (con quest’ultima che spesso è stata protagonista indisturbata di numerosi raid nei confronti di omosessuali e lesbiche).
Evidentemente l’odio nei confronti dei diversi consente di trovare un terreno comune di lotta, nella quale la prima vittima è la verità.
Non è infatti assolutamente vero che le unioni civili mettono in discussione la famiglia eterosessuale, perché nessuno vieta la costituzione di un proprio nucleo familiare legato al proprio orientamento sessuale.
Devo però essere chiaro che i diritti civili devono andare di pari passo con i diritti sociali, perché a tutti – indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dal proprio censo – deve essere garantito un reddito, un lavoro, l’accesso alle cure mediche, alla pensione, insomma a tutte le prestazioni sociali degne di questo nome.
Al partito democratico non basta aver approvato infatti il ddl Cirinna per rifarsi la verginità, persa nell’ultimo ventennio dopo aver aderito al modello sociale liberista, per la quale le persone sono numeri e in quanto numeri non hanno diritto ad alcun che, se non quello di essere sfruttati.
Perché la verità è che se da un lato c’è stato un pur minimo miglioramento nell’estensione dei diritti civili a tutti, dall’altro si è assistito allo smantellamento delle garanzie di un «welfare state» che se pur tra mille contraddizioni aveva garantito un miglioramento delle condizioni di vita di tutti, anche degli strati meno abbienti.
Da parte nostri continueremo ad essere nelle piazze sia quando si tratterà di difendere i diritti civili e sia quando si dovranno difendere i diritti sociali dall’assalto all’arma bianca ai danni del «welfare state» portato avanti da un governo che con una mano da e l’altra toglie.
E come noi tanti altri compagni che credono nel «sol dell’avvenire»

partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Latina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

oooerowerower