No alla riforma costituzionale dei padroni

Il prossimo 4 Dicembre gli elettori e le elettrici saranno chiamati a esprimersi con il voto sulla riforma della Costituzione targata politicamente “Boschi/Renzi/Verdini”, con la quale non è discussione solo l’organizzazione dello stato, ma anche i rapporti di forza tra le classi del nostro paese.
A chiedere che si ponga fine all’esperimento della nostra Costituzione, nata dal compromesso tra due visioni opposte del mondo, e cioè quello cattolico degasperiano e quello comunista togliattiano, sono i poteri forti, chè vogliono avere mano libera per trasformare i nostri diritti in merce.
Dalla banca d’affari J.P. Morgan, all’agenzia internazionale di rating Fitch, passando per Confindustria e Marchionne, fino ad arrivare alle multinazionali, tutti chiedono che si faccia un solo boccone della Costituzionale partigiana.
D’altronde la posta in gioco è ogni giorno sempre più evidente: non ci troviamo solo di fronte alla riscrittura, ignorante e, a volte, goffa di 47 articoli della Costituzione (che coinvolge anche i principi fondamentali della prima parte) ma alla proposta una nuova Costituzione, nella quale non c’è più spazio per i diritti dei cittadini, trasformati in merce da regalare al libero mercato.
Questo va di pari passo con la distruzione dello stato sociale portato avanti dai governi padronali con le innumerevoli riforme approvate sotto il dettato delle istituzioni monetarie.
Pensioni (legge Fornero), Sanità(riduzione finanziamento pubblico) , Istruzione (buona scuola), Lavoro (jobs act), beni comuni (decreto Madia) sono i settori sotto attacco.
E’ l’ennesima conferma che i padroni stanno passando all’attacco, dopo anni in cui hanno dovuto mordere il freno per le sconfitte sociali subite, frutto delle impetuose rivendicazioni proletarie.
Lo conferma proprio un documento del 2015 della banca J.P. Morgan, una delle Istituzioni finanziarie più importanti su scala globale, che ha rilevato l’impronta “socialista” che sarebbe implicita nella nostra Carta costituzionale. Si tratta di un’interpretazione degli articoli che più direttamente riguardano la sfera economica e, in particolare, quelli che danno allo Stato anche funzioni di programmazione. Evidentemente, dal punto di vista degli interessi della finanza che quella Istituzione rappresenta, la presenza di pochi elementi di “socialismo” nella nostra Costituzione deve essere particolarmente sgradita.
E quindi con la scusa dei tagli ai costi della politica e della necessità di un governo che decide – spazzando via il paludismo parlamentare – si vuole ridurre il diritto dei cittadini a scegliere direttamente i propri rappresentanti e – combinandola con la legge elettorale denominata “Italicum” – si darà la possibilità al partito di governo di occupare tutti i posti di comando, spazzando via l’equilibrio dei poteri fin qui dominante.
In questa opera di sabotaggio è fondamentale il ruolo del Partito Democratico, passato da essere il partito delle classi medie a megafono del grande capitale finanziario, con Renzi che è ne diventato l’esecutore testamentario.
E’ il primo passo verso una repubblica dei padroni, nella quale i diritti delle classi meno abbienti conteranno meno che niente.
Un salto indietro nel tempo di almeno cent’anni quando i lavatori venivano pressi a cannonate dall’esercito di sua maestà.
In questo senso i “SI” è la conferma del potere padronale; il nostro “NO” è un “NO” sociale, radicato nelle lotte che, anche in tempi recenti, i movimenti stanno faticosamente sperimentando.
Per ribadire il nostro “NO” alla riforma costituzionale dei padroni saremo – il pomeriggio di domenica 16 Ottobre – in piazza della vittoria a volantinare.

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Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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