La sanità pubblica nel sud pontino è ormai agli sgoccioli

Un altro tassello viene aggiunto verso il completo smantellamento della sanità pubblica del sud pontino. Lo apprendiamo dalla lettura del Decreto del Commissario ad Acta – cioè del presidente della regione Lazio Zingaretti – n. U00257 del 5 luglio 2017, con il quale si adotta il documento Tecnico denominato: “Programmazione della rete ospedaliera nel biennio 2017-2018, in conformità agli standard previsti nel DM 70/2015”. La nostra attenzione si concentra su i due punti di primo intervento (PPI) che sono ancora attivi nel sud pontino e cioè Gaeta e Minturno. Nell’anno 2015 sono state ben 10mila (a Gaeta) e 21mila (a Minturno) le persone che si sono recate – presso di essi – per ricevere le prime cure. Ebbene apprendiamo che “al fine di adempiere a quanto previsto dal D.M. n. 70/2015, sono stati condotti specifici incontri con le Aziende sanitarie, che hanno avuto ad oggetto anche la gestione dei rapporti con la comunità locale. Sono stati avviati incontri con le AASSLL finalizzati ad una graduale trasformazione dei PPI. Si prevede in coerenza con quanto disposto dal DM n. 70/2015, la trasformazione dei predetti PPI in postazione “118” medicalizzata. In tale contesto di riconversione potranno essere previsti punti di offerta di assistenza primaria organizzati come presidi ambulatoriali territoriali di medicina generale, nell’ambito di quanto previsto dall’Accordo recepito con DCA 376/2014. Tale offerta dovrà essere garantita dall’attività dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, attraverso le forme associative dei medici di assistenza primaria e di continuità assistenziale. In tale ambito potranno essere fornite anche prestazioni infermieristiche. Sarà inoltre valutata, sulla base della programmazione aziendale, la possibilità di realizzare ulteriori Case della Salute presso i presidi riportati in tabella”. Nel solito burocraticatese ci viene fatto capire insomma che i due punti di primo intervento (PPI) verranno chiusi per far posto a chissà quale altra diavoleria. Ovviamente questo significherà – in soldoni – un peggioramento della offerta sanitaria della nostra zona. D’altronde già con l’istituzione dei punti di primo intervento – avvenuta con decreto del Ministero della Salute n. 70/2015 – avevamo capito dove volevano andare a parare. Il risultato dell’attuazione di tale riforma lo ha descritto bene Franco Brugnola, ex consigliere comunale di Sabaudia, che vanta un lungo curriculum nell’amministrazione sanitaria, il quale fa notare che le città di Gaeta e Minturno vedrebbero i due PPI attivi solo nelle ore diurne, mentre durante quelle notturne sarebbe attiva solo una “Postazione territoriale” con una ambulanza del servizio 118. Lasciamo immaginare il caos che si crearà. Tutto il peso dell’assistenza sanitaria emergenziale ovviamente andrà a gravare sull’unico pronto soccorso rimasto attivo e cioè quello del Dono Svizzero, già ora al limite del collasso. Eppure ci avevamo promesso che la riforma sanitaria, “razionalizzazione” l’hanno chiamata, avrebbe portato ad una riduzione sensibile dei costi, ad un aumento dei controlli, ad accessi facili e veloci alle visite ed esami con l’abbattimento delle liste di attesa insostenibili, e ad un aumento della prevenzione ed invece nulla di più falso se non a spese della qualità del servizio. Il risultato è che un numero crescente di persone – che se lo possono permettere – è costretta a rivolgersi al privato, convenzionato o no, per poter vedersi garantito il diritto alla salute, mentre i restanti, impossibilitati a pagare, rinunciano a curarsi. E sono milioni.
I principi cardine del nostro sistema sanitario – l’universalismo, l’equità, la solidarietà – sono ancora una volta messi in discussione e il diritto alla tutela della salute è sempre più legato alla disponibilità economica del singolo cittadino. In questa situazione di sfascio non abbiamo invece sentito posizioni miranti a rovesciare un tavolo che traballa da parte dei sindaci del sud pontino, anzi si è cercato di far passare sotto silenzio il provvedimento. Invitiamo i cittadini alla mobilitazione, prima che sia troppo tardi e soprattutto si rilanci la lotta per il ritorno ad una sanità pubblica e per tutti, buttando a mare l’idea invece che privato è bello. Una battaglia però sia chiaro che non può e non deve essere di retroguardia, infatti davanti al taglio dei servizi, del personale e delle macchine è necessario ribadire la centralità del Servizio Sanitario Nazionale, garantendo ad esso le dovute risorse. Non c’è equilibrio di bilancio che tenga. Sanità pubblica per tutti.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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