Sindaco Forte, rifarsi una verginità non le è più possibile

Oggi scopriamo che la salvaguardia del golfo di Gaeta è una delle priorità del sindaco Michele Forte. Probabilmente la costituzione di comitato civico “No pontile” mosso dalla preoccupazione sulla nuova opera che Eni intende realizzare e sui danni ambientali che questa può causare sul nostro già abusato ecosistema marino deve aver preoccupato non poco il nostro sindaco. Specie nel momento in cui la decisione del sindaco di Gaeta ha reso evidente la sua impotenza ed il danno d’immagine che minacciava chi del campanile ha fatto lo strumento delle sue fortune.

Vista così diventa ovvia la “nouvelle vague” ecologista, ma non sfugge l’imbarazzo che questa comporta, tant’è che – con tanti argomenti in mezzo tra le due città – il sindaco non ha resistito alla tentazione di chiudere il suo intervento con l’appello affinché i sindaci del comprensorio facciano squadra sulla già fu Pedemontana, scontata per fatta in innumerevoli campagne elettorali del sindaco Forte, oggi opera da fare tornata nuovamente nel “libro dei sogni”, vista la tabula rasa che il governo ha fatto degli investimenti promessi. Al “primo” cittadino, folgorato sulla via dello sviluppo sostenibile cui sta a cuore il precario equilibrio del golfo di Gaeta; al suo partito, innumerevoli volte al governo delle città del golfo, a cui ha dato più di un sindaco, senza che a memoria si ricordi un intervento per la messa in sicurezza “ambientale” dello stesso, non possiamo non chiedere conto di alcune delle sue scelte che questo golfo devasteranno.

La prima questione riguarda la realizzazione del porto Ranucci, noto a tutti con il nome di “Marina di Castellone”, realizzato da una joint-venture, con capofila un’impresa del senatore democratico Raffaele Ranucci; una enorme protrusione nel golfo di cui ancora oggi si ignorano gli effetti su tutta la costa locale, quindi se realizzato potrà compromettere la spiaggia di Vindicio molto più del pontile Eni. Opera verso cui, dando per scontato il Forte ravvedimento, attendiamo il ritiro dell’approvazione da parte della giunta.

La seconda questione riguarda il problema della salmonella, ancora presente nel mare di Gianola, visto che l’ordinanza sindacale n°89 del 06/09/11 che ha vietato la balneazione vicino la condotta sulla spiaggia di S. Janni, non risulta ancora ritirata. Dal nuovo corso di via Vitruvio attendiamo risposte chiare, considerando insufficienti le rassicurazioni di Arpa e Acqualatina, che sullo stato delle acque del golfo hanno non poche responsabilità. Sul punto torneremo nei prossimi giorni per chiedere chiarimenti in merito, visto l’imbarazzante silenzio che la città non merita.

Ma se lo stato del mare di Formia è da piangere la collina non fa ridere. Mai come quest’anno è stata devastata da una interminabile serie di incendi di vaste dimensioni, caso strano proprio nell’anno dell’approvazione di una delibera di consiglio comunale con cui si invoca il parlamento italiano di ridurre gli anni del divieto di edificabilità sui terreni percorsi dal fuoco. Per cui temiamo che con la variante di PRG ed una leggina ad hoc ciò a cui oggi si guarda come una sciagura, domani sarà l’ennesimo piatto a sbafo dato in pasto ai soliti noti, se va bene, camorra consentendo. Sul territorio percorso da insostenibili trasformazioni, il nostro sindaco intende portare gli effetti del “piano casa”, deliberato sulle mosse di un peloso pietismo verso l’aumento del fabbisogno abitativo delle giovani famiglie, ignorando le migliaia di case costruite ed inutilizzate. La nuova onda di cemento armato degno epilogo della devastazione che ha reso la nostra città un aborto architettonico, sembra essersi in qualche modo fermata dopo la sonora bocciatura giunta dal consiglio dei ministri con impugnazione davanti alla Consulta.

I motivi di incostituzionalità da cui muove l’impugnazione, ampiamente illustrati nel ricorso presentato oltre un mese fa dall’opposizione di sinistra del consiglio regionale al governo, rendono ridicole le giustificazioni dell’assessore regionale all’urbanistica Ciocchetti (Udc) che ammette le criticità nella pianificazione paesaggistica, nel condono e nella disciplina del governo del territorio. Talmente gravi da provocare la reazione dei ministri Galan e Prestigiacomo, tutt’altro che paladini dell’ambientalismo.

La scellerata politica edilizia degli anni passati, fatta di concessioni edilizie allegre, di abusivismo sempre tollerato, cementificazioni selvaggia e tagli ai trasferimenti locali per opere di messa in sicurezza, ci consegna un territorio fragile, che incute paura, su cui urge intervenire per la messa in sicurezza, come testimonia la determina del settore Opere Pubbliche, la n.258 del 14/10/2011, che commissiona interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico nelle località di Pella, S. Maria Cerquito e Campovodice.

Ciò arriva da lontano, dalla commistione tra affari e potere, dalla concentrazione di interessi che determina scelte strategiche fatte contro territorio e popolazione, a cui tecnocrazie, organi rappresentativi svuotati di senso, sottraggono il controllo delle decisioni, abbandonando la popolazione o al miserevole destino vivere quotidiano di un urbe sfigurata o al drammatico conto che la natura periodicamente presenta. Oggi nessuna delle parti politiche è immune da questa dinamica, basta vedere il fronte bipartisan targato porto “Ranucci”, talmente esteso che sopravvive persino alla furia iconoclasta della maggioranza Forte che tutto ha rimosso tranne che il porto turistico, perché la condivisione di interessi ed affari trasversale è tale da essere indifferente alle linee di demarcazione politica. Alla faccia dell’interesse generale.

Questo stato di cose ha deteriora il rapporto di rappresentanza, travolge le istituzioni e rende palese la lacerazione tra rappresentanze istituzionali e territori, la forbice tra sordità dei governanti e solitudine dei governati. La conversione del sindaco, più che l’immagine del santo illuminato sulla via di Damasco, evoca la volpe ed il lupo, la prima che giudica acerba l’uva lontana, il secondo che perde il pelo ma non il vizio.

Quindi, invece di nuovi scenari, nulla cambia all’orizzonte verso cui procediamo consapevoli che la portata della nostra analisi, ci rende ostili grande parte della platea politica che sempre con più forza vuole spingerci ai margini, la qual cosa non spaventa ne preoccupa, se ciò vale la minima possibilità di deviare la rotta su cui che questo carrozzone politico ha messo il nostro futuro.

Gennaro Varriale
circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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