I servizi pubblici sempre peggio

Non possiamo non denunciare il clima di abbandono in cui versano i servizi pubblici essenziali, a causa sia del taglio ai trasferimenti statali, dovuto ai provvedimenti governativi ,e sia alla colpevole incapacità degli enti locali di imporre il rispetto degli standard qualitativi che sono previsti nei contratti di gestione, finendo per regalare i soldi dei cittadini alle società di capitale, anche se pubbliche.

Non possiamo non iniziare che dall’acqua. Nonostante due referendum abbiamo bocciato l’attuale gestione nelle mani di Acqualatina, il sindaco Forte ha fatto spallucce, tanto da non aver considerato per nulla la possibilità che si possa ritornare ad una gestione pubblica in maniera istituzionale, evidentemente dovranno essere i cittadini ad attivarsi perché questo avvenga.

Un altro settore che ci pare vivere una lenta e dolorosa agonia è quello della sanità, con l’introduzione dei tickets, che nella nostra regione saliranno a 14 euro, dopo l’ulteriore aumento previsto dal governo di 10 euro. Ricordiamo che il Lazio è stato commissariato da Berlusconi a causa di un debito altissimo, che viene fatto pagare ai cittadini con il deterioramento della qualità dei servizi ed ai lavoratori dei presidi ospedalieri con un’eccessiva dose di precarietà, nonostante gli organici ci risultino sottodimensionati. Non aiuta a migliorare la situazione la decisione da parte della direzione sanitaria dell’ASL LT/6 di spostare numerosi ambulatori dall’attuale sede di Formia a Gaeta. Non capiamo quale beneficio potranno trarre i cittadini dell’intero comprensorio da questo spostamento, visto che l’ospedale “Di Liegro”non ci risulta sia facilmente raggiungibile per chi si sposta con i mezzi pubblici. La scusa è nell’affitto oneroso che grava sull’attuale struttura sita in località Caposele, ma allora – ci domandiamo – perché non utilizzare l’ex colonia di Donato, togliendola dalle mani dell’assessore Aldo Forte, visto tra l’altro che il comune di Formia ha chiesto ulteriori finanziamenti per la riqualificazione, per un valore complessivo di 7milioni di euro.

Dopo l’acqua e la sanità tocca affrontare la questione dello stato dei trasporti pubblici, in particolar modo con le ferrovie ridotte in condizione pietose. A fronte di continui tagli agli investimenti, a favore dell’alta velocità, ed al personale, la qualità del servizio soprattutto regionale è peggiorata tantissimo. I vagoni si sono trasformati in veri e propri “carri bestiame”, di cui i pendolari sono le principali vittime. La colpa è da attribuire in questo caso alla regione Lazio da cui ormai dipende il servizio ferroviario regionale, a cui sembra non interessi per nulla la situazione di disagio, con cui siamo costretti a confrontarci tutti i giorni. Eppure non ci vorrebbe tanto a rendere la vita dei pendolari un po’ più tollerabile. Basterebbe ridurre il numero dei treni in ritardo; rendere i bagni più agibili e dignitosi rispetto allo stato attuale; che d’estate funzionasse l’aria condizionata e d’inverno il riscaldamento; che venissero usati quei prodotti contro zecche e batteri che non costano molto e sono abbastanza efficaci; che venissero cambiati i materiali che ricoprono i sedili, per evitare di doversi portare un asciugamano da casa. Il potenziamento del servizio dei trasporti pubblici, sia ferroviario che su gomma, dovrebbe stare a cuore ai nostri amministratori, visto che offrendo un servizio efficiente si invoglierebbero le persone ad utilizzarlo con maggiore frequenza, eliminando di conseguenza una parte del traffico “privato” su gomma. Peccato che anche in questo settore non si vada al di là degli slogan, di cui sembrano diventati bravissimi i nostri amministratori, quando invece servirebbe una seria politica di razionalizzazione delle risorse, tagliando dove serve, come gli appalti concessi a società terze, ma incrementando soprattutto gli investimenti nel rinnovo del materiale rotabile ormai chiaramente a pezzi.

Altro nodo che ci pare da affrontare è quello che riguarda le poste, non fosse altro per il fatto che interessa tanti concittadini che sono alle prese con il pagamento delle bollette, dal ritiro della corrispondenza e per i nostri anziani che lì vanno a ritirare la propria pensione. Anche qui le lagnanze non mancano visto che il servizio, soprattutto dopo la trasformazione in società di capitale dell’azienda che se ne occupa, è peggiorato tantissimo. A fronte di un aumento dei costi per le spedizioni, soprattutto dopo la cancellazione dell’invio normale, ci troviamo continuamente alla prese con ritardi nella consegna, che impediscono di fare fronte ai pagamenti nei tempi dovuti, rischiando per queste anche di incorrere in sanzioni. Per la serie: “oltre il danno la beffa”. Se poi aggiungiamo che la creazione di un unico C.P.D. (Centro postale di distribuzione), responsabile per l’intero sudpontino dello smistamento di pacchi e raccomandate, con sede a Formia,, ha di fatto peggiorato la cosa. Segnaliamo l’intervento del sindaco Forte che ha fatto finta di alzare la voce, quando invece sarebbe stato utile inchiodare i dirigenti della società alle loro responsabilità. Ed infatti la situazione è rimasta invariata.

Infine ultimo, ma non per questo meno importante, ci sentiamo di spendere qualche riga sullo stato degli asili nido. In data 22 Luglio 2011 il comune di Formia ha pubblicato le graduatorie con le quali 70 bambini, di cui 20 nella fascia 0-16 mesi e 50 nella fascia 17-36 mesi, sono stati inseriti nelle liste degli aventi diritto servizio Asilo Nido Comunale e presso le strutture private accreditate con il Comune per l’anno 2011/12. Questo a fronte di una richiesta maggiore, quindi moltissimi sono stati i bambini rifiutati. Aggiungiamo a questo che ci è giunta la voce che c’è stato un ridimensionamento dell’offerta, con la conseguenza che chi vorrà mandare i propri bambini all’asilo nido sarà costretto a rivolgersi agli istituti privati, con un aggravio dei costi, soprattutto per i lavoratori dipendenti, che già a causa della crisi non vivono un momento facile. Aggiungiamo inoltre che è stata approvata in consiglio regionale una proposta che riduce la superficie la coperta netta per ogni ‘piccolo ospite’, da 10 metri quadri attuali a 7 ed aumenta il numero dei bambini per educatore, portandoli da 7 a 10. Qualcuno li ha chiamati giustamente “Asili pollaio”, dove la qualità dell’insegnamento avrà un ruolo sempre più marginale, a favore di politiche sempre più schiave dei tagli. L’assessore alle politiche sociali Aldo Forte si è vantato del fatto che tale misura avrà come effetto quello di un aumento di circa 5mila posti in più, ma ha omesso di specificare il come, cosa che abbiamo provato a fare noi sinteticamente.

E’ inevitabile, poi, pensare che all’interno della nuova finanziaria di cui ha parlato il presidente del consiglio in queste ore, troveranno spazio nuovi tagli, con un conseguente peggioramento dei servizi pubblici, che come abbiamo sintetizzato già sono in condizioni disastrose. Un allarme il nostro che viene fatto proprio anche dall’attuale presidente della regione Lazio, che denuncia la possibilità concreta di dovere imporre nuove tasse per non tagliare ulteriormente i servizi. Sembra si voglia generare un grosso tritacarne ed al suo interno gettare: anziani, giovani, lavoratori dipendenti privati e pubblici, precari, sindacati, le famiglie, i deboli, i pensionati, i malati cronici, insomma chi non ha santi in paradiso da invocare. Sono tutti argomenti su cui riteniamo sia necessario creare un fronte comune con tutte le forze politiche, sociali e sindacali che credono sia giunta l’ora di porsi il problema di come uscire dall’attuale stato di conclamata inefficienza. Noi ovviamente porteremo nella discussione, che siamo certi si aprirà nei prossimi mesi, le nostre proposte che guardano con molta attenzione a quelli che sono i bisogni reali delle persone, senza alcuna demagogia ma con molta concretezza.

Gennaro Varriale
segretario del circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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