RIO SANTA CROCE: «una querelle infinita senza nessun colpevole»

Gli annunci pubblicitari dell’amministrazione Forte sugli interventi in programma per il risanamento delle nostre coste dimostrano che avevamo ragione nel denunciare lo stato di degrado del RIO SANTACROCE e il conseguente stato di non balneabilità, in cui versa lo specchio di mare in cui esso si getta, altrimenti non si spiegherebbe il perché di tali interventi di bonifica.

A confermare di quanto da noi affermato in precedenza ci viene in soccorso il sito www.portaleacque.it, realizzato dal Ministero della Salute in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità, le Regioni e Province autonome e le Agenzie regionali per l’ambiente (ARPA).

Consultando il quale è possibile accedere facilmente a tutte le informazioni relative alla qualità delle acque di balneazione italiane in tempo reale. Non ci sono dubbi: mentre il resto del litorale è tutto sommato in un stato di tranquilla normalità, le zone di FOCE FOSSO TUORO, di Villa San Giovanni e la FOCE del RIO SANTACROCE non sono idonee alla balneazione. Sul sito www.portaleacque.it vengono distinte due diverse tipologie di mancata balneabilità: la prima è dovuta all’inquinamento e la seconda per altri motivi.

Presso la FOCE del RIO SANTACROCE siamo in presenza della seconda tipologia di inquinamento, che cosa vorrà dire non lo sappiamo di certo, ma sicuramente non possiamo dormire sonni tranquilli, visto che in quelle acque si sono fatti il bagno migliaia di bagnanti, con tutti i problemi igienico-sanitari del caso.

A rendere più torbide le acque arriva un documento pubblicato sul sito della provincia di Latina, dal titolo altisonante di “Stato del mare”, in cui a fronte di 30 campionamenti routinari mensili (frequenza quindicinale) effettuati a Formia, risultano 4 aree non adibite alla balneazione (Foce Fosso Tuoro; Villa Giovanni; Rio S. Croce; 100 m sx Rio S.Croce). I dati ovviamente sono dell’instancabile ARPA LAZIO.

In tale documento viene inoltre segnalato l’introduzione di una nuova normativa, il Decreto Lgs 116/08, che riduce il numero di misurazioni ad una al mese, mentre la precedente, il DPR 470/82, ne prevedeva nello stesso periodo due. Si riducono di fatto i controlli a discapito della nostra salute.

Non apprezziamo – per nulla – il tentativo fatto da molti di lasciare che la cosa passi sotto silenzio e soprattutto che non sia stato previsto nell’immediato alcunché per tutelare la salute dei cittadini, nonostante la legge lo preveda espressamente, ma evidentemente c’è chi si sente superiore ad essa.

Segnaliamo all’attenzione dell’opinione pubblica l’atteggiamento dell’ARPA Lazio che nonostante sul proprio sito www.arpalazio.it e poi sul sito www.portaleacque.it, abbia pubblicato i risultati dei prelievi, che ovviamente confermano la presenza di agenti inquinanti, ha poi montato una polemica feroce con Legambiente Lazio, che aveva osato definire Gianola «una fogna a cielo aperto». Evidentemente le critiche al proprio lavoro non sono piaciute.

Concludiamo ricordando che il continuare a convocare tavoli istituzionali, tanto per dare l’idea che si stia lavorando alla soluzione del problema, non è solo un inutile spreco di tempo e di risorse, ma anche la conferma della miopia con cui viene gestita la cosa pubblica, tanto da credere che l’anno prossimo saremo ancora una volta a parlare dello stesso problema.

Roberta Trombetti
segretario
Circolo “Enzo Simeone”
Rifondazione Comunista
Formia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

oooerowerower