Gaza libera dall’occupazione israeliana, «senza ma e senza se»

Il 31 maggio un commando israeliano ha assaltato la nave “Mavi Marmara” su cui viaggiavano circa 700 pacifisti ed internazionalisti della missione della “Flotta della Libertà” diretti verso Gaza, con lo scopo di portarvi aiuti umanitari, in un’azione di sostegno politico e umanitario.

La Striscia di Gaza – un milione e cinquecentomila persone stipate in 140 miglia quadrate – è sotto l’occupazione israeliana, che controlla l’accesso all’area, alle coste, l’import e l’export, e i movimenti di persone in ingresso e in uscita dall’epoca della Guerra dei sei giorni (1967).

Ad un anno dall’offensiva militare “piombo fuso”, che ha causato la morte di 1387 persone e numerosissimi feriti e mutilati, è ancora irrisolto il problema dell’inquinamento della Striscia di Gaza dovuto ai resti delle armi usate dall’esercito israeliano, armi che contenevano forti concentrazioni di metalli tossici, che stanno provocando leucemie, problemi di fertilità e gravi effetti sui neonati, come malformazioni e patologie di origine genetica.

Per questo gli attivisti di “Free Gaza” stavano cercando di portare aiuto ai palestinesi, quando sono stati assaltati da un commandos delle truppe speciali israeliane.

L’assalto militare ha causato la morte di dieci pacifisti, in prevalenza turchi. E’ stato un atto criminale di inaudita ferocia e, soprattutto, una palese violazione del diritto internazionale visto che le navi si trovavano a 75 miglia dalla costa, quindi in acque internazionali.

Le motivazioni seguite al massacro, dimostrano le vere intenzioni del governo israeliano: tenere per sempre chiusi i palestinesi della Striscia di Gaza, aiutati in questo anche dalla complicità dei governi stranieri, troppo timidi nel condannare la ferocia dell’occupazione israeliana.

Al solito il governo italiano si è dimostrato in prima fila nel portare la propria solidarietà agli occupanti, dimenticandosi di chi soffre.

Il governo israeliano deve rispondere a quello che tutto il mondo vuole sapere: perché si è scelto l’attacco armato quando in tutta evidenza c’erano sicuramente opzioni alternative che avrebbero permesso di evitare spargimenti di sangue?

Come ad esempio permetter lo sbarco degli aiuti umanitari di cui la popolazione ha bisogno urgente.

Il nostro pensiero, e sostegno, va al movimento “Free Gaza” ed ai compagni della nave di aiuti umanitari “Rachel Corrie” proveniente dall’Irlanda, e che nonostante il massacro sono in avvicinamento alle acque territoriali di Gaza, determinati a spezzare il blocco israeliano. Di fronte al dramma dei palestinesi e alla nuova strage dei pacifisti ed internazionalisti, possiamo fare molto:

1) mobilitarci a sostegno del popolo palestinese;

2) diffondere le informazioni che ci giungono da Gaza;

3) aderire alla campagna internazionale di boicottaggio, di disinvestimento e di sanzioni (BDS), dei prodotti israeliani e filo israeliani

4) chiedere l’annullamento degli accordi commerciali bilaterali tra la Regione Lazio e il Ministero industria e commercio israeliano) siglati negli anni scorsi. Le compagne ed

I compagni del circolo “Enzo Simeone” di Rifondazione Comunista Formia.

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