Linea sindacale del “PRC – federazione di Latina” in vista del congresso CGIL

La provincia di Latina vive da tempo una profonda crisi occupazionale dei settori manifatturieri e produttivi in generale. Il dramma che emerge più evidente è quello dei licenziamenti e delle chiusure delle fabbriche. Su tutto il territorio si assiste a processi fallimentari di riconversione industriale, a dismissioni ed estromissioni assistite dal settore lavorativo. Bisogna purtroppo constatare che il ruolo dei sindacati confederali durante queste crisi di fabbrica o le vertenze in altri settori si è limitato il più delle volte a quello di co-gestori di tali processi secondo una logica concertativa che ha teso a ridurre la conflittualità, indebolire le posizioni dei lavoratori, avversare forme di occupazione ed autogestione delle fabbriche da parte degli operai a difesa del propri posti di lavoro. D’altronde queste politiche sindacali provinciali non fanno che rispecchiare quelle nazionali portate avanti negli ultimi 20 anni, aggravate da una subalternità verso il centrosinistra e il Governo delle larghe intese.

In quanto al nostro Partito, molti militanti e simpatizzanti sono tesserati nelle varie sigle sindacali. Pure a ragione di ciò, ma prima ancora per il ruolo politico che si reputa richiesto ad un partito comunista, prevale oggi nella Federazione di Latina del PRC la sensibilità verso quella necessità di un indirizzo sindacale comune per tutti i suoi iscritti ed elettori, condizione indispensabile per un radicamento nei luoghi di lavoro, necessaria per svolgere un ruolo politico nelle lotte, fondamentale per ricostruire il sindacalismo di classe.

Reputiamo di dover elaborare tale indirizzo per arrivare a pratiche vertenziali comuni, al fine di costruire e rafforzare un movimento sindacale unitario di tutti i comunisti ovunque organizzati in qualsiasi forma conflittuale, che siano essi all’interno della CGIL, dei sindacati di base o delle realtà autogestite.

In tal senso è fondamentale esprimersi a riguardo degli imminenti congressi territoriali della CGIL e non ci può quindi sfuggire il ruolo che la sua minoranza (la cosiddetta Rete 28 Aprile) propone con il II documento congressuale. Le linee guida di tale documento, denominato “Il Sindacato è un’altra cosa – RivendicAZIONI per per una CGIL indipendente, democratica, che lotta”, possono essere sintetizzate grosso modo in tre macro-direttive per il sindacato:

1) Rompere con le complicità con la classe padronale, e dunque pure con i gruppi dirigenti di Cisl e Uil, per costruire una unità sindacale di classe.
2) Rompere con l’Europa delle banche, della finanza, dei tecnocrati e delle multinazionali; stracciare subito il fiscal compact e tutti i trattati che ci impongono l’austerità e anche con questo fermare lo smantellamento della sanità, dei servizi sociali e l’attacco permanente al lavoro pubblico, alla scuola pubblica, alla formazione e il diritto allo studio e ai beni comuni.
3) Elaborare un piano del lavoro fondato sull’intervento pubblico, la riconversione produttiva (comprese lotta alle grandi opere e riduzione delle spese militari) e sulla lotta allo sfruttamento. Cancellare quindi tutta la legislazione che ha incentivato il dilagare della precarietà, ricostruendo invece la contrattazione nazionale e aziendale per ridare al contratto la funzione di aumento del salario reale e di miglioramento delle condizioni di lavoro. Concetto portante in tale direzione, il classico “lavorare meno, lavorare tutte e tutti”.
Per perseguire tali linee, i firmatari del documento vedono necessaria l’introduzione di una legge che garantisca alle lavoratrici e ai lavoratori la democrazia sindacale. Su questo punto c’è da dire che pure il PRC non può che prospettare per sé un ruolo politico nel rilanciare il tema della“democrazia diretta nei luoghi di lavoro” per ricomporre la classe lavoratrice.

Il II Documento ha pure un altro lucido merito: quello di sostenere chiaramente che si possono difendere ambiente e civiltà assieme al lavoro soltanto se si mettono in discussione le politiche di austerità dei governi e le complicità malavitose tra politica e affari. Questo processo è impossibile se non si è autonomi e alternativi rispetto le forze del centrosinistra che eseguono tali politiche. Emergono quindi in fine evidenti le molte concordanze di intenti politici fra l’area sindacale della minoranza della CGIL e il progetto di una Rifondazione Comunista che lavori per una sinistra alternativa, anticapitalista e contro i diktat europei padronali.

Nel Congresso nazionale in questione solo il II Documento va nella direzione di quella ripresa della conflittualità e del sindacalismo di classe che la Federazione di Latina del PRC sostiene. E’ per questi motivi che, fermo restando la libertà di voto di coloro che reputano perseguibili gli stessi obiettivi in altra maniera all’interno della CGIL, auspichiamo il miglior risultato possibile per tale Documento e invitiamo i nostri iscritti, elettori, simpatizzanti e quanto altri tesserati con tale sindacato a sostenerlo a partire dai prossimi congressi territoriali.

Federazione di Latina
Partito della Rifondazione Comunista

Documento in versione integrale
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