Santa Maria la noce, Cronaca di un disastro annunciato

In una società priva di capacità di critica si può passare da un estremo all’altro senza timore di smentita. Così se prima gli effetti dei cambiamenti climatici erano negati per conservare l’attuale modello di produzione, fondato sui combustibili fossili, oggi viene agitato per giustificare le proprie manchevolezze.

La tragedia di Pontone del novembre del 2012, quando morì un anziana signora trascinata dall’acqua, non è servita a nulla! Nel tempo abbiamo sollecitato più volte una diversa gestione del territorio, in particolare la sua messa in sicurezza. D’altronde non era difficile capire che la cementificazione selvaggia del territorio, legale o non, avrebbe significato un aumento dei rischi dei fenomeni franosi. A tutto questo poi si è aggiunta negli anni la crisi climatica, che non è un’invenzione di ecologisti estremisti ma la realtà. Nel 2018, già quattro anni fa,António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, affermava che “La lotta contro i cambiamenti climatici è una questione di vita o di morte: non agire sarebbe un suicidio”. Ma nulla è stato fatto. A peggiorare la situazione sono arrivati gli incendi estivi che hanno distrutto la poca vegetazione rimasta, sufficiente a fare da freno. Aggiungiamo a questa l’assenza di manutenzione ordinaria e di opere pubbliche mirate alla messa in sicurezza del territorio da un lato e dall’altro il “consumo di suolo”, ovvero la cementificazione selvaggia, frutto di una vertiginoso aumento delle opere private.

A nostro avviso questi sono i motivi che hanno condotto ai disastri del 29 settembre.

D’altronde basta andarsi a fare un giro sui luoghi dei maggiori danni per rendersi conto che gli alvei dei torrenti erano in parte ostruiti dalla vegetazione che ne riduceva la capacità di deflusso e in parte a causa dei da tombinamenti approssimativi. Questo ha fatto sì che la portata eccezionale dell’acqua ha trovato sfogo nelle strade, peraltro prive della minima sistemazione idraulica utile a smaltire le acque meteoriche.

Oggi voltiamo gli occhi al cielo per scrutare le nuvole per capire cosa portano in grembo, sperando che ci venga infine risparmiato un altro disastro.

Dovremmo guardare il palazzo del consiglio comunale ed interrogarlo per sapere cosa stanno facendo per evitare i futuri disastri.

Fino ad oggi possiamo rilevare l’assenza di qualsiasi freno inibitorio alle individualità dei privati, che hanno gioco facile ad asservire una politica debole sempre pronta a mettere l’interesse personale davanti all’interesse collettivo.  

Ora speriamo solo che i soldi che pioveranno sulla nostra città vengano usati finalmente per mettere in sicurezza il territorio e non per farne uno strumento di campagna elettorale come ha fatto con le sue parole il sindaco di Formia, che ci ha tenuto a ringraziare i suoi referenti politici (il senatore Fazzone e l’onorevole Simeone). Di cosa non si capisce bene e forse non lo sa nemmeno lui.

 

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista Formia.

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