E lo stato dove sta?

Il racconto degli ultimi mesi ci lascia sgomenti per la colposa incapacità delle istituzioni repubblicane di fare il loro mestiere. Veniamo ai fatti. Ci è stato comunicata la sospensione della chiusura dei Punti di primo intervento (PPI) di Gaeta e di Minturno. Una buona notizia? Manco per niente, visto che la chiusura è stata procrastina di un solo anno e soprattutto che – duole ricordarlo agli smemorati e a quanti hanno gridato vittoria per nascondere le proprie vergogne – che Gaeta e Minturno fino a qualche anno avevano entrambe un ospedale e che poi entrambi per esingenze di bilancio sono stati declassati a Punti di primo intervento, con conseguenze nefaste sull’offerta medica del sud pontino. Ora poi si parla addirittura di trasformarli in medicatoi. Oggi è diventato quasi impossibile ricevere delle cure appropriate, avendo ormai un solo ospedale in funzione e cioè il Dono Svizzero di Formia, che è praticamente al collasso. Il problema è ovviamente di natura economica. Lo stato taglia i trasferimenti alle regioni e queste ultime non trovano di meglio che scaricare sulla salute dei cittadini le conseguenze di tali tagli. Passiamo al tema giustizia. Fino al 2013 il sud pontino poteva contare sulla Sezione Distaccata del Tribunale di Latina a Gaeta, presso cui si svolgevano le cause penali e civili che vedevano coinvolti noi cittadini del golfo di gaeta. Per motivi economici, e indifferente ai problemi che il provvedimento avrebbe comportato per i cittadini, il governo Monti ne decise la chiusura, con il conseguente accorpamento dei nove comuni del sud pontino al Tribunale di Cassino. Venne lasciato aperto solo l’ufficio del Giudice di Pace, che si occupa di cause minori, ma a condizione che a farsi carico delle spese fossero i comuni del golfo. Anche qui lo stato scappa a gambe levate – come il peggior ladro – e scarica tutti gli oneri sui bilanci dei comuni, che già falcidiati da mille tagli non riescono – o non vogliono sostenere – le spese. Tant’è che ci risulta che a causa della mancanza di personale – anch’esso a carico dei comuni del Golfo – l’ufficio del Giudice di Pace ha rischiato di chiudere. Fortunatamente sembra che i sindaci del comprensorio abbiano trovato un accordo. Rimane il fatto che il far valere le proprie ragioni in ambito giudiziari è diventato un vero e proprio calvario, a causa della colposa fuga dello stato dai suoi doveri costituzionali. Lo stato scarica sulle spalle dei cittadini il peso dei propri orrori. E ci riesce anche grazie alle omissioni di una classe politica locale che a chiacchiere si erge a difensore dei diritti della nostra comunità, ma nei fatti agisce a loro danno, perché non obbliga i propri referenti nazionali a bloccare i tagli e le chiusure. Il risultato è che la sanità pubblica è sempre più aggredita da tagli e privatizzazioni. E mentre la fetta del Pil per gli ospedali 
sta scendendo sotto la soglia che garantisce l’accesso alle cure, le liste d’attesa si allungano tanto che molti preferiscono rivolgersi al privato oppure ricorrere all’intramoenia. E non basta anche per i lavoratori le cose non vanno bene. Infatti i giovani medici vengono sottopagati, tant’è che molti preferiscono andare a lavorare nel privato, e gli infermieri sono costretti a turni di 16 ore. Lo stesso dicasi per la giustizia, che torna ad essere di classe. Facile per i ricchi e impossibile per i poveri, visti anche i costi da sostenere. Fino a quando questo sarà sostenibile? Fino a quando sarà possibile girarsi dall’altra parte e accettare supinamente questo stato di cose?

 

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

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