Un segno tangibile contro la cultura della morte

Il vile attentato alla scuola Morvillo – Falcone ha ucciso Melissa Bassi, 16 anni, ferito altre nove studentesse, di cui una, Veronica Capodieci gravemente ferita al torace, ed altre due in prognosi riservata. Al di là dell’ignobile volontà che lo ha generato ha degli obiettivi chiari e delle coincidenze significative: la scuola e gli studenti.

La scuola è intitolata a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, eroi e martiri della lotta alle mafie, insieme a Paolo Borsellino ed a tutti quanti hanno pagato con la vita la loro opposizione alla cultura di oppressione e morte che le mafie rappresentano.

In particolare la scuola di Brindisi negli anni si è distinta per la sua attività nella promozione della cultura della legalità, ricevendo “il premio per la legalità”, in un territorio quello di Brindisi e di Mesagne, che ha dato i natali a Pino Rogoli fondatore della sacra corona unita (SCU) versione pugliese di quei movimenti criminali.

Gli obiettivi della bomba sono state le studentesse avviate all’inizio delle lezioni che danno forza all’alternativa della legalità, laddove si vuole che regni la rassegnazione e la sottomissione all’ordine mafioso, la regola della collusione tra potere e criminalità. Il padre di due delle ragazze ferite, Ilaria e Veronica Capodieci, è un imprenditore che collabora con Libera Terre di Puglia. L’obiettivo della bomba è quello di imporre il silenzio e la paura con la minaccia ed il terrore.

L’attentato avviene dieci giorni dopo l’operazione di polizia, la “Die Hard”, che ha portato in carcere 16 esponenti dei clan della «SCU», diciotto giorni dopo l’attentato che ha fatto saltare in aria l’auto di Fabio Marini, presidente della locale associazione antiracket. Un giorno prima della tappa brindisina della carovana della legalità.

Quattro giorni prima del ventennale dell’attentato al Giudice Falcone, avvenuto alle 17.56 del 23 maggio 92, con una deflagrazione radiocomandata di 5 quintali di tritolo posti in un sottopassaggio dell’autostrada A2 Palermo-Trapani nei pressi dello svincolo di Capaci, che ha fatto saltare in aria due auto blindate: la prima con tre agenti di scorta: Antonio Montinari, Vito Schifano e Rocco Dicillo, morti sul colpo; la seconda con il giudice Falcone alla guida e la moglie Francesca Morvillo accanto, morti un’ora più tardi all’ospedale civico di Palermo.

Giusto, atteso e sospirato, è stato il moto spontaneo di rivolta opposto alla direzione che l’attentato avrebbe voluto imprimere al nostro senso comune, quella del silenzio e della paura. Le manifestazioni hanno ripreso i nomi degli eroi e di quelle vittime facendoli risuonare nelle piazze, nelle aggregazioni spontanee di cittadini. In questi momenti la mente corre nei luoghi della propria terra scelti per ricordare le persone protagoniste di questi eventi di dolore e riscatto.

Anche noi qui a Formia abbiamo un luogo intitolato a Falcone e Borsellino, la sala di Piazza Municipio, già nota come “Officina Culturale”, prima dedicata alle attività giovanili, alla cultura ed all’aggregazione dei cittadini. Oggi di fatto chiusa e resa fruibile solo a pagamento dall’amministrazione comunale, evidentemente troppo preoccupata di stroncare qualsiasi tipo di manifestazione spontanea, quasi a voler imporre alla cultura un silenzio che sa di censura.

Non è nostra intenzione scrivere che quest’amministrazione sia connivente con le mafie e la camorra, tuttavia il suo agire vendicativo e la furia iconoclasta che l’ha portata a chiudere la sala Falcone – Borsellino, fa si che il suo operato si trovi in sintonia con gli agenti della morte, sempre volti ad affermare il dominio attraverso il sopruso ed il silenzio.

Somiglianza che di più tra le altre, sicuramente non giova a nessuna idea politica.

Riconsegnando la sala Falcone – Borsellino alla città, rendendola quindi nuovamente usufruibile a titolo gratuito e sopratutto dedicandola alle attività giovanili ed alle manifestazioni per la legalità, il sindaco può scrollarsi di dosso questa terribile assomiglianza con le mafie che oggi tetra incombe su di lui.

Fiduciosi aspettiamo un gesto di coraggio.

Gennaro Varriale
segretario del Circolo “Enzo Simeone”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

oooerowerower