Commenti a margine del libro “I Pascià”

Da qualche mese è nelle librerie il libro “I Pascià”, di cui è autore Salvatore Minieri. Il libro si occupa di fatti accaduti nel nostro comune tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80 del secolo scorso, riferiti in particolare a quella che fu la discoteca “Seven up”.
Il nostro interesse riguarda soprattutto la ricerca giornalistica, legata all’attività economica ed edilizia che ha portato alla costruzione ed all’esercizio della discoteca. Dalla lettura del testo emerge chiaramente come la discoteca è stato il frutto dell’interesse della camorra e della massoneria finalizzato a riciclare e reinvestire i proventi delle attività illecite del clan dei casalesi, nell’epoca in cui questo era capeggiato da Bardellino. Tra i fatti più gravi emerge che: 1) la banca popolare del golfo ha finanziato la società “Maurice” per la costruzione senza alcuna garanzia, atto che ha determinato di fatto il fallimento, nel momento in cui l’attività del 7up è andata fuori controllo. 2) Per la costruzione abusiva del complesso edilizio sono stati occupati prepotentemente i terreni dei proprietari confinanti, per realizzarvi dei parcheggi.
Tutto questo con il tacito consenso della politica dell’epoca, che invece di tutelare gli interessi del territorio ha di fatto avallato quella costruzione, arrivando addirittura a proporre la candidatura a sindaco a quell’Aldo Ferrucci rivelatosi poi un criminale. Addirittura i compagni più anziani ricordano come qualche dirigente comunale dell’epoca, cieco di fronte agli abusi edilizi, per spiegare agli inquirenti il proprio elevato tenore di vita, non ha esitò a giustificare quelle ricchezze con il meretricio della propria moglie.
Oggi L’area della discoteca nelle attuali previsioni della variante di PRG è classificata “F” “Area per attrezzature pubbliche di interesse generale”. Addirittura oggetto di una nuova centralità urbana, con l’”Obbiettivo” di dotare la città di Formia di un “polo Congressuale come ulteriore attrattore turistico nella città”, composto da “Centro congressi e parcheggio a servizio del polo congressuale su un’area già pubblica”. Questo perché il governo della città ritiene che “il turismo congressuale e l’organizzazione di convegni possano rappresentare un fattore di sviluppo e un generatore di ricchezza per Formia.
Noi diversamente pensiamo che quell’ecomostro, simbolo dell’arroganza e della prepotenza della camorra debba essere demolito, come atto di ripristino di una legalità violata, nonché di cancellazione di un segno e di un’epoca fatta di sudditanza della politica al potere massonico-mafioso. Un politica arrogante, tiranna con i deboli e serva dei prepotenti che, come avremo modo di raccontare, ha devastato il quartiere di Gianola facendo costruire abitazioni a “rotta di collo”, senza opere di urbanizzazione primaria (come fogne, strade e marciapiedi) e secondaria (come scuole e parchi), poi realizzati ma solo a spese della collettività.
Ovviamente nessun commento è giunto al libro “I Pascià” da parte degli attuali padroni della città.
Evidentemente l’autore ha colto nel segno, raccontando la miseria umana di una parte della città, cioè la Formia che conta, che si è consegnata docilmente ai nuovi padroni che venivano dal casertano, ricevendone probabilmente un pezzo della torta.
Memore della propria vergognosa storia la città deve prima eliminare i segni della propria prostrazione; poi cambiare la direzione politica della città, dove oggi come ieri sono ancora presenti sorridenti colletti bianchi che non hanno vergogna di vendere pezzi di territorio e di storia ai criminali emissari dei clan, travestiti da eleganti signori che storicamente hanno avuto la capacità di desertificare il suolo, tagliare le piante e allontanare le persone oneste.
Altrimenti il rischi è che cambino i padroni ma che i servi rimangano gli stessi.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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